L’ortoressia, dal greco “orthos” costituisce una sorta di ossessione per i cibi ‘giusti’, ‘corretti’ identificata e studiata da un medico statunitense, Robert Bratman, come una nuova forma di dipendenza dal cibo e si caratterizza da un’eccessiva preoccupazione per la qualità pura del cibo che si assume. Nelle persone ortoressiche sono facilmente riscontrabili tratti di personalità di tipo ossessivo: dedicano ore a discutere sull’esistenza di cibi puri ed impuri, ad acquistare scrupolosamente solo i loro alimenti e cucinarli con eccessivo rigore e possono giungere, per mancanza di tempo e difficoltà di adattamento, a rinunciare al loro lavoro e alle relazioni sociali. Nel libro ‘Health Food Junkies’, Robert Bratman li definisce “drogati di cibo sano”.
Altri elementi tipici dell’ortoressia sono l’attitudine a pensare al cibo per più di tre ore al giorno, a pianificare dettagliatamente anche i menù dei giorni seguenti. La diffusione di questa ‘patologia’ potrebbe essere correlata ad un nuovo genere di alterazioni alimentari giunte negli ultimi anni all’attenzione dei clinici: la diffusione di vere e proprie ‘mode alimentari’ (Hellas Cena, 2006), un altro fenomeno della nostra epoca storica per cui talvolta i limiti tra moda e disturbo propriamente detto, possono essere molto sfumati. Da diversi anni assistiamo infatti alla diffusione, in strati sempre più ampi della popolazione, di vere e proprie filosofie alimentari accomunate da una pericolosa iperselezione degli alimenti e nascoste dietro il nome di dieta a Zona, dieta Atkins, vegetariana, vegana, macrobiotica, crudista, fruttarista etc. Sebbene non sia una conseguenza ineluttabile, è possibile che a lungo andare anche queste diete vengano seguite in maniera eccessivamente rigida o restrittiva potendo arrivare ad esporre l’interessato a carenze vitaminiche e proteiche gravi o a condizionamenti importanti della propria vita sociale.