Lazio, ESCLUSIVO Patarca su Primavera e generale Coletta

LAZIO ESCLUSIVO PATARCA COLETTA PRIMAVERA / ROMA – Volfango Patarca dice tutto. L’ex responsabile del settore giovanile della Lazio, intervistato in esclusiva da Calciomercato.it, ha tuonato contro l’attuale società, tagliando definitivamente ogni ponte. Un’intervista aperta con una speranza…

Berardi, Onazi, Rozzi: Petkovic punta sulla Primavera.
“Portare i giovani in prima squadra è facile: il difficile è farli giocare. Spero che Petkovic li tenga in considerazione, anche perché Berardi e Rozzi li ho tenuti a battesimo io, mentre di Onazi tutti mi dicono che sia bravo: spero che l’allenatore li consideri, perché si è visto l’anno scorso con Reja quanto sia difficile schierare i giovani”.

Cosa pensa del ritiro pre-campionato ad Auronzo di Cadore?
“Considero il calcio di luglio e agosto uno scherzo. I giocatori non si giudicano in estate, è difficile farlo anche a settembre: il calcio vero in Italia parte ad ottobre. Alcuni partono ad alto ritmo, gli allenatori importanti invece lavorano duro per portare i giocatori a rendere al meglio nelle fasi cruciali del campionato. C’è anche chi ha le Coppe, purtroppo, e deve lavorare in un’altra maniera”.

Le opinioni su Zarate sono discordanti: chi dice che sia in forma, chi che non sia lucido.
“Ma come fa a stare in forma Zarate? Corre alle sette e mezza di mattina, l’allenatore lo ‘sfonda’, come fa a star bene? Questo non è calcio vero, i giocatori non possono essere giudicati ora, stanno facendo un lavoro interamente di fatica”.

Lei è uno scopritore di talenti: Nesta, Di Canio e Di Vaio solo per citarne alcuni. Ha qualche giovane da segnalare?
“Al momento ho 4-5 ragazzini del 1999, del 2000 e del 2001: sono eccezionali, un autentico spettacolo. Man mano che cresceranno saprò dove mandarli: io regalo i giovani alle società che vengono a prenderli e ho dei giovani veramente straordinari. Regalerò questi giocatori a chi li vorrà, ma assolutamente non alla Lazio“.

Perché?
“Io a Formello non metto piede da sei anni: ogni tanto vado a vedere la Primavera, ma entrare negli uffici è un altro conto. Io, Volfango Patarca, non metterò mai più piede nella mia vita a Formello o nella Lazio. I giovani che ho non li manderò alla società biancoceleste, finché ci sarà questo tipo di società, che dice falsità sul mio conto”.

Sta parlando del generale Giulio Coletta (che l’ha sostituito come responsabile del settore giovanile della Lazio, ndr), che ha dichiarato che lei alla Lazio regalava solo le borse di studio?
“Esatto. Io insegno ai bambini quello che lui non può insegnare. Alla mia veneranda età tutti, anche i più grandi della Lazio, mi conoscono: gioco ancora bene, ringrazio Dio per come calcio ancora la palla. Lui non può insegnare calcio a gente come Di Canio, Di Vaio, Nesta, Di Biagio e tutti gli altri che ho lanciato: se non sai giocare a pallone cosa puoi insegnargli? Se vuole Coletta si venga a misurare con me, dove e quando vuole, di fronte alle telecamere di una tv, e la gente giudichi chi sa giocare a calcio. E io sarei stato là solo per le borse di studio… Coletta sta perdendo tutti i ragazzi, glieli portano via: pensasse a questo”.

Patarca giudichi Patarca: quanto reputa importante il suo lavoro per il settore giovanile della Lazio?
“Alla Lazio ho lavorato 25 anni. Ore e ore ad insegnare a cinque generazioni come si gioca a calcio, e per cinque generazioni ho portato giocatori nel grande calcio. Alla Lazio ho dato l’oro, senza far spendere una lira che fosse una alla società. Ho preso tutti io: da Macheda a Faraoni, da Berardi a Rozzi, li ho presi tutti io. Alla Lazio ho fatto guadagnare almeno 100 miliardi di lire senza fargliene spendere una. Ho fatto la storia della Lazio, io: spiegatemi che storia hanno fatto i signori che comandano ora, perché io non la conosco. Sono stato il più grande insegnante di tutti alla Lazio, e i risultati mi danno ragione”.

Cova rancore nei confronti del presidente Lotito?
“In questo caso non ce l’ho assolutamente con Lotito, lui non c’entra nulla. Però facesse un confronto coi suoi collaboratori: forse non si parlano neanche tra di loro”.

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