NEDVED JUVENTUS MAROTTA / TORINO – Non sempre un grande calciatore diventa anche valido dirigente o allenatore capace. E, anche in caso di successo, a tutti serve un periodo di adattamento: lavorare dietro una scrivania, sarà meno adrenalinico rispetto al calcare il terreno di gioco. Ma le responsabilità non sono certo minori. Anzi. Un ‘iter’ analogo, lo ha seguito la carriera da dirigente di Pavel Nedved alla Juve. Come racconta ‘Tuttosport’, Nedved raccolse l’invito di Andrea Agelli, e cominciò a occupare una poltrona nel consiglio di amministrazione bianconero. Da quel giorno, sono passati 18 mesi. Oltre un anno, in cui a Torino hanno apprezzato il lavoro del ceco come ‘schietto’ tramite tra la società e lo spogliatoio. Ecco allora la decisione di formalizzare il ruolo del biondo dirigente, gratificandolo anche con una promozione. Nedved, infatti, diverrà una sorta di Ministro degli Esteri della Juve, deputato a supervisionare tutte le operazioni e le relazioni che i bianconeri attueranno oltre confine. In parallelo, però, il ceco proseguirà con il proprio ruolo di ‘osservatore’, al fine di segnalare a Marotta e Paratici i giovani talenti stranieri.
S. Ca.
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