Maurizio Fedeli
CAMPIONE RAGGI X JULIO CESAR / ROMA – Stramaccioni crede ancora nel terzo posto, lontano sei lunghezze, piazza raggiungibile a partire dalle parate di Julio Cesar, decisivo domenica a Firenze con il rigore parato, ma soprattutto uomo della vecchia guardia di un Inter che negli ultimi anni ha inanellato un ciclo di vittorie riportando nella Milano nerazzurra la Champions League che mancava da più di quarant’anni.
Julio Cesar Soares Espindola nasce a Rio de Janeiro il 3 settembre 1979. Da almeno tre stagioni considerato uno dei migliori portieri al mondo insieme a Buffon e Casillas, è dotato di un’ottima reattività, con la peculiarità di essere considerato un pararigori.
FLAMENGO – Entra nel club rossonero all’età di 17 anni come secondo di Clemer. Dopo tre stagioni passate in panchina a guardare i compagni che nel frattempo vincono due campionati, dal 2000 diventa titolare e contribuisce in modo significativo a portare a casa altri due titoli nazionali. Le buone prestazioni dell’estremo difensore non passano inosservate: l’Inter lo chiama in Italia, ma a causa dei troppi extracomunitari lo ‘parcheggia’ in prestito a Verona sponda Chievo.
CHIEVO VERONA – Rimane sei mesi nel capoluogo scaligero, dove non ottiene la fiducia del tecnico Beretta che lo considera come il terzo portiere della rosa dopo Marchegiani e Marcon.
INTER – Rientrato dal prestito, il brasiliano a sorpresa si guadagna il posto da titolare ai danni di Francesco Toldo: è la prima Inter dell’era Mancini che conquista Coppa Italia, Supercoppa Italiana e Scudetto in seguito alle sentenze di Calciopoli, che ridisegnano la geografia del calcio italiano dove l’Inter trova spazio come protagonista assoluta del nostro campionato e nella quale Julio Cesar si ritaglia il ruolo da prima attore. I nerazzurri vincono altri due scudetti e una Coppa italia, manca la consacrazione a livello internazionale che arriva con l’avvento di José Mourinho: oltre a due Scudetti i nerazzurri tornano a vincere anche la Champions League, dove Julio Cesar gioca un ruolo determinante grazie alle sue parate, specie nelle due semifinali contro il temibile Barcellona di Messi e compagni. Oltre a prestazioni eccezionali il brasiliano impressiona per il continuo miglioramento del suo rendimento e l’assenza di errori rilevanti, oltre ai numerosi rigori parati nel corso delle stagioni. Il vento sembra cambiare in concomitanza dell’addio dello ‘Special One’: i risultati non arrivano (anche se con Leonardo a fine stagione l’Inter vincerà la Coppa Italia, oltre al Mondiale per Club vinto con Benitez), Moratti cambia allenatori in continuazione e le prestazioni della squadra, e dello stesso portiere, cominciano ad essere a corrente alternata. Il futuro dice che l’Inter ha bisogno di arrivare al terzo posto, per non perdere soldi e prestigio: per arrivarci sarà determinante il contributo di tutta la squadra, a partire da Julio Cesar, arrivato in punta di piedi in Italia e diventato grande nel giro di poco tempo.
NAZIONALE – Entra nella nazionale ‘Verdeoro’ nel 2003, come vice di Dida. Nel 2004 è titolare nella Coppa America vinta dalla sua nazionale ai rigori, dove risulta essere decisivo grazie al rigore parato a d’Alessandro nella finale contro i rivali dell’Argentina. Nel 2006 è presente al mondiale tedesco come terzo portiere, si prende la maglia numero uno da titolare nel 2008 grazie alla promozione offertagli dal nuovo c.t Dunga. Ai mondiali di Sud Africa 2010 è il titolare, ma i suoi saranno eliminati ai quarti di finale per mano dell’Olanda. Da protagonista partecipa anche alla Coppa America del 2011, ma i quarti di finale sono nuovamente fatali al Brasile uscito sconfitto dalla gara contro il Paraguay.
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