DRAMMA MOROSINI ESCLUSIVO BRUNO CARU’ / ROMA – L’autopsia sul corpo di Piermario Morosini non ha consentito di scoprire eventuali macrocause della morte improvvisa del calciatore del Livorno. Ci vorranno altri 60 giorni perchè i medici possano rilevare a livello microscopico informazioni utili, si spera, a ridurre al mimimo possibile il verificarsi di eventi di questa gravità. Intervenuto in esclusiva su RadioCalciomercato.it, la web radio ufficiale di Calciomercato.it, il cardiologo Bruno Carù ha spiegato come certe volte l’assenza di sintomi di alcune malformazioni microscopiche renda eccessivamente complicata la loro prevenzione.
NIENTE ANEURISMA – “Io stesso -rivela Carù- avevo fatto l’ipotesi di un aneurisma cerebrale ma poi è stata smentita. L’ipotesi di infarto la avevano fatta solo le persone meno competenti, nessuno tra i medici lo aveva pensato. Sembra adesso possano esserci delle alterazioni genetiche a livello del cuore. Ci vorranno delle analisi ulteriori non semplicissime ma che dovrebbero darci delle risposte”.
COSA SI PUO’ FARE E COSA NO – Si ricorda che anche nel caso di Cassano la malformazione non era stata rilevata dalle consuete visite: “Cassano aveva una sciocchezza in confronto, ma per prevenirla bisognava ipotizzare che la avesse e fare quel controllo mirato. Molto spesso purtroppo queste situazioni non danno sintomi, e come primo sintomo danno la morte improvvisa. In Italia questo tipo di avvenimenti si sono ridotti enormemente, ma non si riuscirà mai ad azzerare la morte improvvisa da sport”.
DEFIBRILLATORE – Poca chiarezza è stata fatta attorno al ruolo di questo strumento, da alcuni definito indispensabile, da altri no: “Il defibrillatore è uno strumento assolutamente importante che serve però in alcuni casi come la fibrillazione ventricolare, ma non tutte le complicanze da cuore arrivano a determinarla. Il medico che lo ha soccorso mi ha detto che l’attività elettrica, come quella meccanica, nel cuore di Moro era assente, e in quei casi non serve proprio. Un sovraccarico di sforzo può danneggiare non il cuore, che regge qualsiasi carico se sano, ma le articolazioni, che inducono l’assunzione di antidolorifici che a loro volta possono dar vita a danni collaterali”.
CASI KANU E MUAMBA – Il nigeriano non ricevette l’idoneità sportiva in Italia mentre da altre parti si: “Kanu all’estero non l’ha mai chiesta l’idoneità, quindi è ovvio che non l’avesse ricevuta. Lo stesso Muamba, se fosse stato ingaggiato da una squadra italiana, non sarebbe potuto entrare in campo. Siamo ancora i migliori al Mondo sotto questo profilo”.