Lecce, dura presa di posizione di Semeraro sul derby contro il Bari

Massimo Donati e Andrea Bertoacci

LECCE BATI CALCIOSCOMMESSE MASIELLO / LECCE – Le dichiarazioni di Andrea Masiello hanno aperto il vaso di Pandora. Lo scandalo del calcioscommesse sta entrando nella sua fase più calda e sono sempre di più le partite del Bari sotto la lente di ingrandimento della Procura. Tra queste il derby con il Lecce, vinto 2-0 dai giallorossi anche grazie ad un autogol che Masiello ha fatto volontariamente per 300mila euro. Il Lecce non vuole però passare per la parte compiacente della combine e si difende da ogni tipo di sospetto: questa la nota apparsa sul sito ufficiale del club salentino, a firma del Presidente Paolo Semeraro.

“A tre giorni dalle notizie che hanno creato un vero e proprio terremoto nella società del Lecce e nella mia famiglia – che ha sconvolto i tifosi e la città intera – e dopo un esame attento delle dichiarazioni e degli estratti dei verbali riportati dalla stampa sulla presunta combine del derby dello scorso maggio, sento il bisogno di interrompere la gogna mediatica alla quale siamo stati esposti e che ha comportato un autentico massacro della nostra immagine. L’U.S. Lecce è completamente estranea a tutto quello che è emerso dalle dichiarazioni – parte delle quali anche confuse e contraddittorie – dei protagonisti di questa vicenda, ed è sicuramente vittima di una ingiustificata presunzione di colpevolezza mediatica. Il risultato del derby – fino a prova contraria – è stato conquistato sul campo e se circostanze estranee avessero concorso a determinarlo, non sono certamente riconducibili alla nostra società. Ritengo che il gruppo da me rappresentato goda di una credibilità personale e societaria – costruita in cinquant’anni di impegno e serietà in campo finanziario, imprenditoriale e sportivo – che sarebbe stato da folli mettere a repentaglio per una partita di calcio. Ribadisco, ovviamente, che tutti noi siamo a completa disposizione della Magistratura Ordinaria e Sportiva per ogni possibile chiarimento, anche al fine di concorrere all’accertamento della verità.

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