EDITORIALE SUGONI DEL PIERO / MILANO – Se sarà addio, non sarà concordato. Non è la parola giusta – ha tenuto a chiarire Alessandro Del Piero – dopo la sua (ennesima) serata di gloria.
Gol all’Inter (che gli ha permesso di segnare in serie A per il suo diciottesimo campionato), dopo essere andato in rete anche col Milan. In 5 giorni, come se questi 18 anni – quelli passati dal suo primo gol con la maglia dellaJuve – non fossero mai trascorsi. Come se non gli pesassero sulle spalle. E forse non pesano davvero a chi, con la leggiadria dei suoi gesti e la bellezza delle sue giocate, ha fatto sembrare semplice anche l’impossibile. L’ultimo capolavoro è stato scalare ancora una volta le gerarchie del suo allenatore (era già successo in passato). Antonio Conte sa di poter contare su Del Piero e quanto il numero dieci possa ancora dare alla sua squadra: qualità, innanzi tutto, poi molto altro. Eppure finora in stagione Alex, il campo lo ha visto poco, di dieci minuti in dieci minuti (a partita).
Fino a mercoledì, quando Conte lo ha schierato titolare contro il Milan (nella gara fin qui più importante della stagione), prima di buttarlo dentro contro l’Inter per 40 minuti (non 10) e per provare a cambiare la partita. Operazione riuscita in pieno. E che ha portato il tecnico a lanciare un messaggio a tutti nel dopo partita: Del Piero mi serve, a questa squadra può essere utilissimo. Quindi nelle restanti partite lo vedremo ancora, e molto. Dopo? Chissà. Perché sullo sfondo di tutto ciò, restano quelle parole pronunciate da Andrea Agnelli in una lontana giornata di ottobre: questa sarà l’ultima stagione di Del Piero alla Juventus. Nonostante la sua firma in bianco, nonostante l’amore dei tifosi, nonostante tutto. Ed al momento da questo punto di vista, in società non sembrano esserci ripensamenti. Così probabilmente Del Piero a giugno saluterà e andrà a giocare (perché lui vuole ancora farlo) da qualche altra parte, magari lontana (Usa?). Un posto dove fare un’esperienza completamente diversa, di vita e di calcio. E dove poter continuare a tifare Juve. In questi anni non ha solo fatto tante magie in campo, ma è sempre stato anche un capitano esemplare fuori. Così, dopo aver segnato e vinto tanto (anche un campionato di serie B che può rivendicare con orgoglio), se sarà addio, sarà addio a modo suo. Da fuoriclasse. In silenzio.
Tanto il suo pensiero lui lo ha già chiarito: non chiamatelo un addio concordato….
Alessandro Sugoni
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