Promesse…non mantenute: Carsten Jancker

Carsten Jancker (Getty Images)

PROMESSE NON MANTENUTE CARSTEN JANCKER / ROMA – Il ruolo principale di un attaccante è da sempre quello di fare gol. Un vezzo, una caratteristica che è mancata al gigantesco Carsten Jancker: un metro e 94 per 90 kg, un’ariete in piena regola che, quasi per caso, ha perso la sua dote per strada.

UDINESE – Carsten Jancker raggiunge Udine nell’agosto del 2002. Chiamato a sostituire il “Pampa” Sosa, il giocatore teutonico si presenta in un ambiente che aveva già conosciuto centravanti di razza e dalla nazionalità tedesca. Il mito di Oliver Bierhoff, in tal senso, lasciava ben sperare ma tutte le più rosee aspettative calarono in fretta. Lasciato il Bayern Monaco e con propositi di rilancio, Jancker si ritrova a Udine all’età di 28 anni quando, l’esperienza e l’atleticità si congiungono in un mix perfetto. Forte dei suoi successi in campo internazionale, Luciano Spalletti si affida a lui per guidare un attacco che vede in rosa anche un giovane Vincenzo Iaquinta e un Roberto Muzzi ancora pienamente attivo. Tanti piccoli acciacchi condizionano la presenza in campo del centravanti tedesco che, comunque, resta abbastanza costante. A novembre mette a segno la prima rete in campionato contro il Chievo Verona, regalando i tre punti alla squadra friulana. I tifosi sperano che l’attaccante si sia, finalmente, sbloccato, ma così non sarà. A metà dicembre saluta il campo di gioco per un infortunio, ritrovandolo solamente a metà febbraio. Dal rientro, fino al termine della stagione, fu utilizzato solo a partita in corso, venendo impiegato, complessivamente, per ulteriori 171 minuti, meno di due partite intere. Il bottino della prima stagione in bianconero non è dei migliori: 20 partite e una rete. Troppo poco ma l’Udinese mantiene fiducia nelle potenzialità del giocatore che, però, non riuscirà a rendersi protagonista nemmeno nella sua seconda stagione italiana, chiudendo con due gol all’attivo (1 in Coppa Italia) in altre 20 partite tra campionato e Coppe.

PASSATO DA CAMPIONE – Oltre all’esperienza, Carsten Jancker portava in dote, in Italia, anche il suo enorme palmarés che lo consacrava come uno dei giocatori che aveva vinto di più in ambito internazionale: 5 campionati (di cui 4 col Bayern), 1 Champions League e 1 Coppa Intercontinentale lo hanno inserito nell’elenco dei giocatori più vincenti, nella storia del calcio tedesco e in quella della squadra bavarese. Proprio nel team di Monaco giunge nel 1996, lasciando poche tracce di sé nell’arco della prima stagione. Sicuramente meglio va la seconda, che gli permette di chiudere l’annata con 23 gol all’attivo in 44 gare. E’ l’apice della carriera e tale si mantiene per altri tre anni: Jancker chiuse a 21 gol la stagione 98/99 e a 17 gol le successive due. La continuità, però, non resta tale e, anzi, cala drasticamente. Nell’ultima stagione tra le fila del Bayern, Jancker gioca 18 partite di campionato senza mai andare in rete. Il cambio è, dunque, nell’aria e arriva nell’estate 2002, quando, come detto precedentemente, raggiunse Udine, tenendo fede alla sua ultima stagione bavarese.

CHIUSURA DI CARRIERA E PRESENTE – Lasciata l’Italia, Jancker decide di ritornare in Bundesliga senza però riacquistare fiducia nei propri mezzi. Il Kaiserslautern lo tiene in rosa per due stagioni, nelle quali metterà a segno complessivamente 5 reti. La carriera è, evidentemente, vicina alla chiusura. Come succede a molti calciatori che non hanno ancora voglia di appendere gli scarpini al chiodo, Jancker decide di avventurarsi in Estremo Oriente. Lo Shanghai Shenhua lo tessera nel 2006 ma il giocatore non si ambiente in quella realtà così lontana dal contesto europeo. Rientra nei confini continentali tra le fila del Mattersburg, squadra della Bundesliga austriaca con la quale gioca per tre stagioni, chiudendo con un bilancio complessivo di 81 partite e 24 reti.

CONCLUSIONE – I cambiamenti erano nell’aria. Forse l’apice calcistico di Carsten Jancker è durato troppo poco. Meno, comunque, di quanto ci si potesse immaginare. L’esperienza italiana lo classifica come un bidone certificato ma diamo atto dell’affermazione che l’attaccante ha avuto tra le fila del Bayern e, i suoi successi a livello nazionale e internazionale, gli garantiscono un rispetto che va oltre la stagioni steccate in Italia.

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