RADIOCALCIOMERCATO.IT ESCLUSIVO CAPUA MUAMBA / ROMA – Fabrice Muamba è uscito dal coma. Le ultime notizie informano che il suo cuore avrebbe cessato di battere per 78 minuti. Per analizzare la situazione del centrocampista del Bolton, RadioCalciomercato.it, la web radio ufficiale di Calciomercato.it, ha contattato in esclusiva Pino Capua, presidente della Commissione Antidoping della Figc.
78 MINUTI – Il tempo indicato dagli ultimi lanci di agenzia trova in disaccordo Capua: “Ci dev’essere un errore, mi sembra un’enormità 78 minuti di arresto cardiaco. Tutte le patologie cardiache hanno sempre evoluzioni ed origini impensabili, soprattutto in un atleta, che in teoria dovrebbe essere salvaguardato e fuori da ogni rischio: queste situazioni sono date dall’imponderabile. Si tratta di un problema elettrico, perché il cuore, oltre ad avere una ‘vita’ circolatoria, ha anche impulsi elettrici che permettono di pompare il sangue nel corpo: i 78 minuti mi sembrano difficili. Mi risulta impensabile, ma se dicono così bisogna credergli e capire cosa sia successo: se il cuore non pompa, il cervello non ha ossigeno e insorge l’ischemia. Se adesso è ripresa l’attività cardiaca ritengo che non sia mai cessata del tutto: il ricorso ai defibrillatori rientra nei 7-8 minuti al massimo proprio per evitare la morte. Il soccorso oltre i 10 minuti comporta il decesso, quindi ho bisogno di capire i numeri: se la notizia corrisponde a verità, il caso è straordinario“.
PRIMA L’UOMO, POI L’ATLETA – Il giocatore avrebbe posto domande sulla partita e sulla sua famiglia ai medici curanti. Informazioni che fanno sperare: “Se Muamba sa orientarsi nello spazio e nel tempo c’è anche una certa lucidità, quindi devo pensare che la fisiologia elementare si sia conservata. Sono meravigliato dai particolari che emergono sul suo caso, mi auguro che tutto si risolva nel modo migliore: anche se dovesse smettere come atleta, ciò che conta è che si salvi la persona“.
PASSAPORTO BIOLOGICO – Capua propone la sua visione della medicina applicata agli atleti: “Le patologie possono insorgere anche il giorno dopo una visita completa dell’atleta. La salute è fragile, perciò dobbiamo fare tutto quello che è in nostro possesso per salvaguardarla, e l’Italia è una delle nazioni dove questo lavoro viene svolto con maggior rigore. Le abitudini in altri Paesi sono diverse, senza voler fare critica o polemica: è ovvio che Muamba deve essere un emblema per fare un lavoro che debba diventare un ‘passaporto biologico’ per studiare la vita degli atleti, approfondendo le motivazioni per cui i valori cambiano negli anni“.