RADIOMILANINTER TRAMACERE / MILANO – Perdere vincendo. Esiste forse un modo peggiore per porre la parola ‘fine’ ad un’avventura durata 7 anni in cui, nel bene o nel male, l’Inter ha impresso il proprio nome, la propria firma sull’albo d’oro di 15 competizioni? Dopo 4 Coppe Italia, 5 scudetti consecutivi, 4 Supercoppe Italiane, 1 Mondiale per Club ed 1 Champions League, i nerazzurri termineranno la stagione con ‘zeru tituli’. Il mancato passaggio del turno, nonostante la vittoria finale, ha segnato, purtroppo o per fortuna, la fine di un ciclo storico ed epico, che verrà ricordato a lungo negli annali del mondo del pallone, come il secondo grande ciclo delle vittorie nerazzurre.
Il tifoso interista ci ha sperato fino alla fine, ha creduto fortemente nel lavoro svolto da società, allenatore e giocatori, ha sostenuto la propria squadra fino al fatidico minuto 46 del secondo tempo quando, in pieno recupero e con la testa già ai supplementari, quel maledetto pallone strozzato dal sinistro di Brandao, si è infilato lentamente nella porta difesa da Julio Cesar.
L’Inter del 2009/2010 è rimasta aggrappata con le unghie e con i denti, in questa sfortunata stagione, ad una Champions League svanita, ormai possiamo dirlo, con il gol al 93’ incassato al ‘Velodrome‘. L’Inter del 2010, appunto, perché se Ranieri, Moratti, dirigenza e giocatori fanno ricorso alla parola sfortuna, per descrivere ciò che è mancato agli 11 scesi in campo a ‘San Siro‘, ciò che più è pesato nel corso dei 180’ è stata l’esperienza di non saper gestire il risultato.
L’esperienza, già proprio questo fattore è stato invocato a gran voce come condizione necessaria per poter affrontare una partita di livello internazionale, contro un avversario ostico e spigoloso come il Marsiglia. L’Olympique, una squadra in piena crisi di risultati all’interno dei confini francesi, che ha dalla sua la freschezza atletica di giocatori poco più che ventenni, doveva essere contrastata dall’esperienza degli uomini nerazzurri ottenuta sul campo dal 2009 in poi. Proprio dagli uomini di maggior esperienza, tuttavia, sono arrivati gli errori che si sono rivelati fatali. Chivu nella gara di andata e Lucio in quella di ritorno, infatti, hanno condannato un’Inter quantomeno coraggiosa.
Da mesi e mesi leggiamo, sui quotidiani sportivi nazionali, di un Inter in crisi, alla fine di un ciclo, che nutre la necessità di un cambiamento radicale e generale. I tempi supplementari, ed un eventuale passaggio del turno, non avrebbero sicuramente modificato questa situazione, anzi, la prematura esclusione dalla massima competizione europea potrebbe, invece, essere il punto di partenza per quel ‘progetto’ di rifondazione che lo stesso Massimo Moratti sembra aver annunciato a mezzo stampa.
Un progetto, parola finora sconosciuta nel vocabolario dello staff dirigenziale nerazzurro, va pensato, costruito e portato avanti nel tempo da personaggi competenti e uniti nella visione complessiva del percorso da compiere. A partire dalla presidenza fino all’ultimo dei magazzinieri, tutti dovranno lavorare per costruire un’Inter nuova e vincente nel periodo più breve possibile. Moratti aprirà a nuovi investitori, che copriranno le perdite dovute alla (sempre più probabile) mancata qualificazione alla prossima Champions. La ricostruzione può partire fin da subito, con la scelta dell’allenatore su cui tutto l’ambiente punterà a partire da luglio 2012 e con cui gli uomini mercato dovranno costruire le fondamenta del rinnovamento.
L’esperienza necessaria a portare a termine stagioni vincenti, tuttavia, non può più essere quella dei giocatori che calcheranno il prato del ‘Meazza‘. Tutte le grandi squadre del passato, del resto, si sono sempre basate sul triplice asse che collega direttore sportivo, allenatore e grandi campioni. Moratti dovrà rinnovare quest’asse per ricostruire l’Inter che, con lui per primo, tutti i tifosi sognano di rivedere. Il rientro di GabrieleOriali all’interno dello staff dirigenziale nerazzurro potrebbe essere il primo tassello di questo nuovo progetto. In ogni caso, quindi, sarà ancora una questione di esperienza. Un’esperienza diversa, non vissuta sul manto erboso dello stadio di ‘San Siro‘, bensì sulle scrivanie dei salotti che contano del mercato nazionale ed internazionale.
La partita è appena cominciata. Che i primi colpi di scena abbiano inizio.
Emanuele Tramacere