PROMESSE NON MANTENUTE: RICARDO OLIVEIRA / MILANO – Il buongiorno si vede dal mattino, ma per ogni regola ci deve essere un’eccezione che la conferma. L’eccezione, nel caso calcistico, risponde al nome di Ricardo Oliveira. Ebbene sì, colui che giunse a Milano per sopperire alla partenza di un idolo (per molti divenuto, poi, traditore) come Andriy Shevchenko. Un’eredità pesante da sopportare, all’epoca, ma che il brasiliano non sembrava temere, dimostrando di avere una personalità tale da farsi onere di quella maglia numero 7 che, fino alla stagione precedente, aveva garantito gol a raffica e prestazioni degne di un attaccante di razza.
IL MERCATO – E’ l’estate 2006. Insomma, quella di Calciopoli ma anche del trionfo nel Mondiale di Germania. Nel caso specifico, il Milan non viene da un bel periodo giudiziario: le intercettazioni di Leonardo Meani (addetto agli arbitri per il club) fanno temere una possibile esclusione dalle Coppe Europee che, alla fine, non verrà confermata. A fine luglio, dunque, il Milan può iniziare a muovere i primi passi sul mercato. I rossoneri avevano già bloccato Ibrahimovic, non uno qualsiasi. Lo svedese, in forza alla Juventus, aveva espresso il desiderio di lasciare Torino in seguito alla retrocessione della squadra bianconera. L’accordo con il Milan era già stato preso ma Galliani non potè mettere nero su bianco, in quanto il club avrebbe dovuto affrontare i preliminari di Champions League e l’affare Ibra sarebbe stato, in caso di mancato passaggio del turno, impossibile da coprire finanziariamente. Il Milan aveva dalla sua un tesoretto da 45 milioni di euro, pagati da Abramovich per Shevchenko. Ciò gioca un ruolo sfavorevole, in quanto in ogni luogo Galliani vada a bussare, trova sempre botteghe troppo care. Succede anche a Siviglia, dove il presidente del Betis, Manuel Luiz de Lopera, spara cifre enormi anche per un certo Ricardo Oliveira, fino ad allora semisconosciuto. Reduce da un brutto infortunio al ginocchio, che gli aveva fatto saltare quasi l’intera stagione in campionato, Oliveira era in rapporti non certamente idilliaci con la società andalusa. Alla fine, la pressione di Galliani ebbe la meglio ma a caro prezzo. Furono ben 17 i milioni sborsati dai rossoneri, a cui si aggiunse il cartellino dello svizzero Johan Vogel (valutato 4 milioni). Un buon prezzo, si pensò, per colui che sarebbe stato l’erede del bomber ucraino.
IL CAMPIONATO – La stagione 2006-2007, dopo un’estate caldissima, apre i battenti. A San Siro va in scena Milan-Lazio. Il nuovo acquisto rossonero, Ricardo Oliveira, si siede in panchina, in attesa del proprio momento. I rossoneri, al 65′, sono in vantaggio per 1-0 grazie alla rete di Filippo Inzaghi. Carlo Ancelotti decide di dare una chance al brasiliano. Dotato, in primis, di una buona velocità con la palla al piede, Oliveira può garantire più dinamismo in avanti e, infatti, entra al posto di uno spento Alberto Gilardino. Il pubblico saluta il neo-arrivato con un timido applauso. Otto minuti dopo il suo esordio in campionato, Ricardo Oliveira va già in rete: calcio d’angolo battuto da Kakà e al nuovo numero 7 basta un modesto contrasto aereo per segnare il suo primo gol. Altre due chiare occasioni per andare in rete valsero al giocatore un voto in pagella molto alto e, dopo quel pomeriggio, in molti lasciarono San Siro, sentendo meno la mancanza di Shevchenko. A pochi giorni dall’approdo in rossonero, però, una notizia drammatica sconvolse la vita del brasiliano: la sorella del giocatore era stata rapita in Brasile. Le prestazioni subirono un brusco calo e tali rimasero anche dopo il ritrovamento della ragazza nel febbraio dell’anno successivo.
CONCLUSIONE – Ricardo Oliveira non ha lasciato segni tangibili nella storia rossonera. Sono solo 3 gol in campionato, realizzati in 26 partite di serie A. Con i rossoneri ha disputato anche cinque partite di Champions League, senza andare mai a referto. Inevitabile divenne la cessione a fine stagione al Real Saragozza, il quale pagò 2 milioni di euro per il prestito e poi 10 per il riscatto. Una perdita economica ma non, certamente, tecnica. Ciò che spicca è la presenza nel suo palmarés personale di una Champions League, vinta col Milan proprio in quell’unica stagione che lo ha visto vestire la casacca rossonera. Una conquista che può vantare, in barba a gente come Ronaldo, Maradona e altri veri campioni della storia del calcio anche se, a differenza dei giocatori citati, di lui si ricorda solo come una promessa, non mantenuta, del calcio.
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