VEDERE RADIOMILANINTER ARSENAL-MILAN / MILANO – Henry Jekyll abitava a Londra. Spesso però, per problemi legati alla personalità, diventava Mr.Hide, trasformandosi mentalmente in un’altra persona. E’ quello che è successo all’Arsenal, anch’essa squadra londinese, brutta e inconsistente a San Siro, dinamica e grintosa all’Emirates Stadium. A riprova del fatto che la squadra vista a Milano all’andata, non era il vero Arsenal. C’e’ voluto poco per rievocare i fantasmi di La Coruna o Istanbul, già al 43′ del primo tempo i ‘Gunners‘ erano avanti per 3 a 0. Un horror movie per il Milan, che sperava in una match semplice da controllare, sfuggito pericolosamente dalle mani e divenuto da subito un cavallo impazzito. E sarebbe scappato definitivamente seIbra e compagni non si fossero dati una svegliata dopo il tè caldo del fine primo tempo. I primi 45 minuti infatti hanno insegnato che questa squadra ha ancora dei limiti tutti da colmare: i vari Mesbah (l’algerino non è quasi mai riuscito a tenere van Persie e Chamberlain), Emanuelson, El Sharaawy peccano, non per colpe loro, di inesperienza in partite europee particolarmente probanti. Allora sì che le parole Allegri rilasciate in conferenza stampa non appaiono del tutto fuori luogo (“Il Milan ha bisogno di 2/3 anni per vincere la Champions“). C’è un’inesperienza sottile che scorre nelle vene della squadra colmabile solo continuando a vincere e convincere nella competizione. Anche questa dolce batosta sarà molto utile. Milan che dunque passa ai quarti di Champions, dopo anni di forfait anticipato, tornando cosi tra le otto migliori squadre d’Europa. Ennesima prova che sotto la gestione Allegri-Galliani-Berlusconi la squadra è stata rigenerata nel modo giusto. Ora si attende il sorteggio per sapere quale sarà il prossimo scoglio da superare, da affrontare nei 180 minuti con un pizzico di leggerezza in meno e qualche giocatore in più. L’assenza diBoateng, non vuole essere una scusa ma un dato: pesa e molto. Il ghanese è probabilmente l’unico giocatore della squadra in grado di conferirle quel cambio di passo, quei muscoli, quella dirompenza che onestamente manca a Robinho ed Emanuelson.
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