Stephane Dalmat, viaggio di una meteora

STEPHANE DALMAT METEORA EDITORIALE / ROMA – Chi ieri sera ha assistito alla sfortunata trasferta dell’Udinese sul campo del Rennes, tra i giocatori della squadra francese ha trovato una vecchia conoscenza del nostro calcio. Prima di essere sostituito da Doumbia, per sessanta minuti Stephane Dalmat ha provato a lasciare il segno, per dimostrare ai telespettatori italiani che quanto di buono fatto vedere, seppure a sprazzi, ad inizio carriera con la maglia dell’Inter non era solo un illusione ma i colpi di un talento vero.

PRIMI PASSI – Il fantasista inizia alla grande la carriera con le maglie di Chatearoux, Lens e Marsiglia, dando così il via ad una costante della sua carriera, il frequente spostamento. Arrivato in riva ai Navigli nel gennaio 2001, scambiato dal Paris Saint Germain per metà del cartellino di Vampeta, il ventunenne Dalmat quando viene mandato in campo illude i tifosi neroazzurri con alcuni colpi incredibili e ottime prestazioni. E’ l’Inter di Tardelli, che dopo la prima giornata è subentrato al “furioso” Lippi che si era visto eliminare dalla Champions League dai modesti svedesi dell’Helsimborgs.

LA SVOLTA “GIALLOROSSA” – La cosa più significativa Dalmat la fa alla terzultima giornata, quando contro la Lazio sul campo neutro di Bari all’ultimo minuto realizza con uno splendido tiro da fuori il gol del pareggio che toglie ai biancocelesti le residue possibilità di confermarsi Campioni d’Italia. Lo Scudetto va alla Roma, e non pochi sostenitori giallorossi nel delirio dei festeggiamenti trovarono il modo di omaggiare il francese dell’Inter apponendo il suo nome e numero (il 18) sulla maglia romanista.

L’INESORABILE DECLINO – L’anno successivo è quello dell’incredibile delusione dell’Inter di Cuper, che all’Olimpico contro la Lazio, in una sorta di contrappasso dantesco, viene sconfitta per 4-2 e perde un’incredibile occasione per vincere il titolo. Dalmat non è protagonista assoluto di quella stagione, chiuso da Vieri, Recoba e poi dal rientrante Ronaldo. Anche l’anno successivo il francese fatica a trovare un posto stabile nell’undici titolare, tanto che a fine stagione il club di Moratti decide di cederlo.

GIRAMONDO – Per Dalmat è già cominciata la fase calante: al Tottenham in Inghilterra le cose non vanno come sperava, e inizia così un lungo peregrinare che, parentesi spagnola con il Racing Santander a parte, lo vedrà (mancato) protagonista nel campionato di casa sua. Con le maglie di Tolosa e Bordeaux, a parte uno splendido gol in Champions con i girondini, si ricorda poco di lui. Un po’ meglio va con il Sochaux, che però la scorsa estate lo cede al Rennes.

CAMPIONE INESPRESSO? – Dovunque sia andato ”Orso Bruno”, come fu ribattezzato alla Pinetina, non ha mai espresso il proprio potenziale, che aveva illuso una tifoseria che da Recoba fino ad Adriano è abituata a delusioni del genere: a 32 anni Dalmat è arrivato all’undicesimo club e quasi alla fine della carriera, e vedere la sua prova evanescente contro l’Udinese non fa che aumentare i rimpianti in chi nelle su giocate aveva visto il potenziale per qualcosa di più di una meteora.

di Andrea Corti

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