Campione ai raggi X: Ibra e la carica dei 101

CAMPIONE AI RAGGI X: IBRA, LA CARICA DEI 101 / ROMA – Gli sono bastati 45 secondi, contro il Chievo, per mettere in chiaro di avere tutte le intenzioni di sfondare il muro delle 100 reti in Serie A, ma la traversa gli ha strozzato in gola l’urlo del goal. Solo questione di tempo, perché all’intervallo Zlatan Ibrahimovic poteva già festeggiare il traguardo, raggiunto e superato grazie ad una fantastica doppietta, tanto per ribadire se solo ce ne fosse ancora bisogno che lui è il giocatore più decisivo del campionato. D’altronde, non può essere un caso se il bomber di Malmoe ha vinto 8 titoli nazionali consecutivi negli ultimi 8 anni, oltretutto con 5 maglie diverse (Ajax, Juventus – poi revocati in seguito a “Calciopoli” – Inter, Barcellona e Milan).
Padre bosniaco e madre croata, Zlatan Ibrahimovic nasce in Svezia il 3 Ottobre 1981. Inizia a giocare a calcio all’età di 6 anni e, nel 1996, firma il suo primo contratto con il Malmoe. Tre anni dopo viene promosso in prima squadra ma, proprio in quella stagione, il club retrocede in seconda divisione, categoria nella quale resterà per una sola annata. Nonostante il cammino deludente della sua squadra, l’attaccante attrae su di sé le attenzioni dei talent scout di tutto il mondo e, nel 2001, è l’Ajax ad acquistare il cartellino del giocatore.
In Olanda, l’allenatore Ronald Koeman lo inserisce in pianta stabile nell’undici titolare e lui contribuisce alla vittoria del campionato 2001-2002 con 6 goal. La stagione successiva segna 4 goal in Champions League, trascinando i “lancieri” fino ai quarti di finale dove vengono eliminati, neanche a farlo apposta, dal Milan. Nell’annata 2003-2004 arriva il secondo titolo nazionale con la maglia dell’Ajax, il primo della straordinaria serie consecutiva infilata dal bomber svedese nei successivi 8 anni.
Il 31 Agosto 2004, ultimo giorno utile della finestra di mercato estiva, la Juventus acquista il suo cartellino per 16 milioni di euro. In bianconero Ibrahimovic è subito protagonista, con 16 goal nella sua prima stagione in Serie A. Va peggio l’anno seguente, in cui realizza solo 7 reti, ma è soprattutto la scarsa vena realizzativa in campo europeo che fa sorgere le prime perplessità sulle capacità del giocatore di trascinare la squadra nei match che più contano. La sua storia a Torino termina mestamente: in seguito al Processo “Calciopoli”, la giustizia sportiva revoca i due scudetti conquistati e retrocede d’ufficio il club in Serie B. La caratura dello svedese è ormai troppo grande per la serie cadetta così il bomber lascia la barca che affonda per approdare nel club più odiato dai tifosi bianconeri: l’Inter.
A Milano, il calciatore trova la definitiva consacrazione: a suon di reti (saranno 57 in totale nei 3 campionati di Serie A disputati con questa maglia) trascina i nerazzurri alla conquista di 3 scudetti consecutivi, corredati dai successi in Supercoppa Italiana nel 2006 e nel 2008. Lo svedese è particolarmente importante per la conquista dei titoli sia nel 2008, quando scende in campo con i postumi di un lungo infortunio nell’ultima giornata contro il Parma segnando la doppietta decisiva, sia nel 2009, quando ripete la doppia marcatura nel match conclusivo contro l’Atalanta. Le note dolenti arrivano ancora una volta in campo internazionale, dove non riesce ad essere altrettanto decisivo, soprattutto nei match da “dentro o fuori” contro i maggiori club europei.
Nell’estate 2009, Inter e Barcellona trovano l’accordo per lo scambio di mercato più importante nella storia del calcio recente: a Milano arriva Samuel Eto’o e Zlatan Ibrahimovic percorre il cammino inverso trasferendosi alla corte di Guardiola. L’impatto con la squadra universalmente riconosciuta come la più forte degli ultimi 10 anni non è dei migliori: l’attaccante fatica ad inserirsi nei collaudati schemi di gioco che hanno reso famoso il club blaugrana ed il rapporto personale tra lui e l’allenatore spagnolo si guasta irrimediabilmente, come confermerà lo stesso giocatore nella sua autobiografia “Io, Ibra” appena uscita nelle librerie. Si ripete il canovaccio già visto nelle sue esperienze precedenti: Ibrahimovic segna con regolarità in campionato ma fatica ad imporsi in campo europeo dove il Barcellona, ironia della sorte, viene eliminato in semifinale di Champions League dall’Inter di Mourinho che, alla fine, si porterà a casa il tanto agognato trofeo.
La vendetta, dice il proverbio, è un piatto che va servito freddo ma lo svedese non tarda molto a cercare il riscatto verso i suoi ex-tifosi che, freschi di vittoria europea, trovano in lui il bersaglio preferito dei loro sfottò. Nell’Agosto 2010 Ibrahimovic firma il contratto con gli odiati cugini del Milan e, a Novembre, decide il derby di campionato contro l’Inter segnando l’unico goal della partita. A fine stagione, il bottino del giocatore in maglia rossonera recita 21 goal (14 in campionato) e 12 assist, decisivi per la conquista dello Scudetto da parte del club di Berlusconi dopo un digiuno durato 7 anni.
La stagione attuale si apre con il derby di Milano, disputato a Pechino e valevole per la Supercoppa Italiana; il bomber di Malmoe è ancora protagonista, segnando il gol che avvia la rimonta vincente dei rossoneri. In campionato, è sempre lui ad aprire le marcature nel primo match della stagione contro la Lazio, terminato 2 a 2.
Arrivano alla tredicesima giornata, nel 4 a 0 con cui il Milan regola agevolmente il Chievo, i due goal con cui l’attaccante raggiunge e supera il prestigioso traguardo delle 100 marcature in Serie A (in 196 presenze): un formidabile tiro a giro di interno destro dal limite dell’area e un rigore calciato magistralmente e terminato sotto l’incrocio dei pali; prodezze balistiche alle quali i tifosi sono ormai abituati e che tutti, lui in primis, vorrebbero vedere realizzate in una finale europea. Magari già da quest’anno …

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