LAZIO KLOSE REJA CISSE DERBY / ROMA – Decisivo. Pazzesco. Fenomeno. Otto lettere, tante quante il suo nome: Miroslav Klose. Miro più semplicemente, oppure Mito come lo hanno ribattezzato i tifosi della Lazio. Perchè che Klose fosse un bomber di razza lo sapevano tutti anche prima che arrivasse a Roma. Per lui parlano i numeri: 174 reti segnate con le squadre di club, addirittura 62 in Nazionale compresi i 14 nella fase finale dei Mondiali, ad una sola lunghezza dal record stabilito da Ronaldo. Non tutti, però, potevano aspettarsi un impatto così devastante sulla Serie A dopo una stagione vissuta da comprimario al Bayern Monaco alle spalle di Mario Gomez. A 33 anni suonati il tedesco ha però zittito tutti gli scettici, prendendosi sulle spalle la Lazio e portandola al primo posto della classifica.
Finora Klose ha segnato 8 gol in stagione: 6 in campionato e 2 in Europa League. Per prendersi la Serie A ci ha messo 12 minuti: tanto gli è bastato per superare Nesta in dribbling su assist di Mauri e battere Abbiati nella prima gara di “San Siro” contro il Milan. Da quel momento, al contrario del compagno di squadra Cissè, Klose non si è più fermato. Per lui solo gol pesanti: rete del successo in rimonta a Cesena e Firenze, sigillo nel successo di Cagliari, firma nel pareggio contro il Catania, ma soprattutto il gol in extremis che ha rotto il lungo digiuno della Lazio nel derby e che lo ha di fatto consegnato alla storia della stracittadina con la Roma.
Ma se Klose è questo non è solo merito del talento ma anche di una stroardinaria etica del lavoro. Basta un esempio per fare capire chi è il tedesco. Dopo un allenamento con i ragazzi della Primavera, mentre le giovani aquile biancocelesti si affrettavano a tornare negli spogliatoi per farsi la doccia, Klose restava in campo per sistemare le porte ed i palloni prima dell’arrivo degli inservienti di Formello. Lui, uno che è nella storia dei Mondiali di calcio, a mettere tutto a posto come se fosse la cosa più naturale del mondo. Lui che ha convinto Reja a restare in panchina dopo la contestazione seguita alla sconfitta contro il Genoa garantendogli che questa Lazio poteva volare in alto. Come sempre aveva ragione Miro. Anzi, Mito.