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VIDEO – Calcioexpo: Graziani, Antognoni e Selvaggi raccontano Spagna ’82

VIDEO, CALCIOEXPO CICCIO GRAZIANI E ANTOGNONI SU SPAGNA ’82 / FIRENZE – ‘Calcioexpo’ la fiera del calcio che dall’8 all’11 settembre anima la ‘Fortezza da Basso’ di Firenze, è stato anche l’occasione per rievocare i ricordi e le emozioni del Mondiale spagnolo del 1982. Una bellissima pagina di calcio raccontata direttamente da chi è stato protagonista sul campo e fuori. A descrivere lo stato d’animo di un’intera nazione al triplice grido ‘campioni del mondo!’ ci hanno pensato sul palco tre elementi di quella fantastica Nazionale, vale a dire Ciccio Graziani, Giancarlo Antognoni e Franco Selvaggi, oltre che al giornalista Enzo Bucchioni. Dal ritiro di Alassio a Dino Zoff che alza la coppa al cielo: questi alcuni estratti dell’incontro dal titolo ‘Mondiale 1982: i campioni del cuore’, tra risate, ricordi più belli, omaggi ai compagni di squadra ed ai protagonisti scomparsi e aneddoti curiosi e divertenti.

“Quella era una squadra fortissima – dice Ciccio Graziani – anche se partimmo senza i favori del pronostico. Pian piano che il campionato andava avanti ci accorgevamo di poter dire la nostra. Il primo girone lo passammo come secondi dietro alla Polonia ma la vera svolta ci fu dopo le vittorie con Argentina e Brasile. Lì ci guardammo negli occhi e capimmo che il sogno si poteva avverare. A mente fredda però se pensiamo da chi era composta quella Nazionale ci accogiamo che erano presenti davvero tantissimi campioni”.

Poi Antognoni, che ha parlato in esclusiva per Calciomercato.it del campionato e della Champions, commenta così la scelta di Bearzot di mettere Gentile in marcatura a uomo su Maradona contro l’Argentina: “Fu una mossa tattica perfetta. Maradona andava fermato in qualche modo e sacrificare un centrocampista come Tardelli per farlo correre dietro a Diego non conveniva. Bearzot allora scelse Gentile che riuscì a far innervosire il ‘Pibe de Oro’ ed a limitarlo. Di Bearzot resterà sempre un grandissimo ricordo. Un uomo eccezionale. Ho avuto tanti allenatori ma con lui un rapporto particolare. Ha sempre creduto in me anche quando le cose andavano male e la gente storgeva la bocca. Se ho giocato tanto in Nazionale è soprattutto grazie a lui”.

“C’era più magia attorno a quella Nazionale? Erano altri tempi – dice Graziani -. C’era più spirito patriottico rispetto ad oggi. Anche nel 2006 c’è stata tanta gioia ma si veniva da un’estate turbolenta e l’avvicinamento al Mondiale fu ricco di polemiche. Si parlava più delle questioni scandalose che dell’evento in Germania. In Spagna invece non fu così. C’era tanta attesa, tanta voglia di esultare da parte di un paese intero e mano a mano che andavamo avanti cresceva l’emozione di tutti”.

La partita più sofferta? Quella col Brasile indubbiamente. Per la finale ormai eravamo troppo carichi e forti per fallire. Con i verdeoro però fu un match da infarto”, dice Antognoni. Loro erano una squadra formidabile. Grandi singoli, campioni assoluti e una mentalità sempre votata all’attacco. Sul 2-2 sapevamo che era dura poi la terza rete di Rossi ci portò in paradiso, anche se il finale, tra il mio gol annullato e gli attacchi dei brasiliani, fu una sofferenza tremenda”. “A proposito di Paolo Rossi – continua Graziani – c’è da dire una cosa: secondo me è uno degli attaccanti più forti di sempre, soprattutto in area di rigore. Un giocatore straordinario. E Per di più in quel Mondiale aveva una fortuna pazzesca. Riusciva a segnare in ogni modo, anche senza volerlo. Fu un mix devastante che ci regalò un’altra arma preziosissima”.

Infine Graziani conclude con una battuta su Antognoni e una su Pertini: “La famosa foto della partita a carte al ritorno in aereo con la coppa tra Pertini, Zoff, Causio e Bearzot fu uno spettacolo perchè l’allora Presidente della Repubblica non sapeva giocare a carte! E Zoff espresse tutta la sua delusione con il solito garbo. Io e Giancarlo poi eravamo in camera assieme. Lui era infortunato e la sera prima della finale che purtroppo non giocò, a letto, mi chiedeva in continuazione se secondo me ce la poteva fare per il giorno dopo visto il piede malconcio. Io lo rassicurai una, due, tre volte e alla quarta gli dissi ‘Giancà se non ti metti a dormire qui finisce che domani non giochiamo ne io ne tu!'”


Redazione

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