scandalo Calciopoli. Intervistato da ‘Tuttosport’, l’avvocato Pierfilippo Capello, figlio dell’allora allenatore bianconero Fabio ed esperto di diritto sportivo, ha detto la sua sull’accaduto. “I tecnici sostengono che il consiglio federale non ha la competenza per decidere. Il consiglio per avere il potere di decidere avrebbe dovuto compiere uno sforzo in più. La giustizia sportiva levò punti a 4 squadre, la Uefa premeva per avere una squadra campione d’Italia e il commissario Guido Rossi decise per l’Inter, prima nella classifica rivista. La proclamazione fu politica e non giuridica, ora il consiglio federale, proprio in quanto organo politico e non di legge, potrebbe pronunciarsi. Pareri legali? Ha avuto una risposta negativa, non era indispensabile sollecitarla. Poteva interpretare in modo ampio quanto fece Rossi”. Il caso non sembra tuttavia destinato a chiudersi qui. “Non credo. La Juve minaccia di proseguire in sede di giustizia civile, superando il patto di non andare oltre l’ordinamento sportivo, ma non è indispensabile che si esponga. Basta l’iniziativa di un azionista, di uno Juventus club, persino di un semplice tifoso. Conti vorrebbe lo scudetto alla Roma? Ufficialmente però il club giallorosso non l’ha chiesto. Il passaggio è complesso, non confondiamo la requisitoria di Palazzi con una sentenza. In quelle 80 pagine spiega che, se avesse potuto processare l’Inter, l’avrebbe fatto con quelle accuse, ma il giudice avrebbe ascoltato la difesa”.
Le nuove intercettazioni hanno chiamato in causa l’Inter, ma è difficile prevedere che tipo di penalizzazione meritasse il club nerazzurro. “Per Juve, Milan, Fiorentina e Lazio le sentenze confermano illeciti commessi, qui c’è solo il parere del pm, il valore è radicalmente diverso dal pronunciamento alla fine di un processo. Per questo qualcuno invita l’Inter a rinunciare alla prescrizione, contestando la tesi dell’accusa con una difesa agguerrita. Sinora abbiamo sentito solo poche parole di Moratti sulla moralità di Facchetti, nessun legale si è dovuto muovere”. Infine un parere sulla decisione dei tre saggi. “Non sbagliarono. Conosco Coccia, l’ho nominato arbitro in vari procedimenti al Tas, il collega Pardolesi e pure lo svizzero Aigner. Il loro parere tecnico offriva la possibilità di consegnare lo scudetto a chi era primo in classifica. Il commissario faceva le funzioni del consiglio federale, la Uefa aveva bisogno di un soggetto titolare del titolo, fu una scelta in quel momento probabilmente necessaria, con le sentenze che aveva in mano. Poi il procedimento penale a Napoli qualcosa ha cambiato”.
D.T.