ANTEPRIMA CINEMA CAGE L’ULTIMO DEI TEMPLARI / ROMA – Il regista Dominic Sena apre ‘L’ultimo dei Templari’ con uno scorcio che documenta l’Europa nell’anno 1250, in cui si definisce visivamente il periodo storico nel quale è ambientata l’intera pellicola: lo spettatore può assistere al processo e all’esecuzione di tre donne accusate di stregoneria. Due di esse torneranno alla vita, confermando i sospetti dell’istituzione ecclesiastica che le aveva condannate.
La scena, successivamente, si concentra su due cavalieri crociati, dei quali verranno narrate le eroiche gesta: sono Behmen (interpretato da Nicolas Cage) ed il fedele amico Felson (interpretato da Ron Perlman), che da circa un decennio combattono gli infedeli del Vicino Oriente nel nome della Croce. Durante uno dei numerosi massacri in nome della religione, Behmen ha una crisi di coscienza e decide, sempre seguito dal fedele Felson, di abbandonare l’esercito, disertando. Poco tempo dopo i due fuggiaschi vengono rintracciati in un piccolo villaggio sul quale si è abbattuto il Male che segnò quell’epoca: la Peste. Catturati ed in attesa di esecuzione capitale, Behmen e Felson ricevono una proposta irrifiutabile da parte del Cardinale D’Ambroise (interpretato da Christofer Lee). I due cavalieri dovranno scortare una donna (Claire Foy) sospettata di stregoneria e ritenuta colpevole dell’origine e della propagazione della pestilenza, fino all’abazia di Severac, dove sarà analizzata dai monaci attraverso i poteri del ‘Libro di Salomone’ e, se ritenuta colpevole, arsa sul rogo.
A Behmen e Felson si uniranno alcuni altri personaggi, per formare la combriccola che darà vita all’essenza vera e propria del film: il prete Debelzag (interpretato da Stephen Campbell Moore), il soldato Eckhart (interpretato da Ulrich Thomsen), la guida Hegamar (interpretata da Stephen Graham) e l’aspirante giovane cavaliere Kay (interpretato da Robert Sheehan). Proprio lungo il viaggio verso il monastero, la fiducia del gruppo nell’innocenza della donna viene messa prima a dura prova, e poi soppiantata dalla paura di ciò che alberga nel suo corpo: il demonio stesso.
Nati con l’intento di avvicinarsi al pubblico americano, e più in generale al pubblico moderno distante dalla visione medievale dell’epoca, i cavalieri Behmen e Felson incarnano ideali e sentimenti vicini al nostro secolo, come amicizia e rimorso, risultando fondamentalmente positivi e giustizialisti, avvicinabili dunque all’uomo contemporaneo. L’aspetto del rapporto con l’istituzione ecclesiastica non è affatto approfondito: accuratamente evitate, dunque, tutte le questioni teologiche che avrebbero potuto sviare l’attenzione dalla trama e che sarebbero risultate di difficile trattazione.
In conclusione, quello che si delinea sembra essere il quadro di un ennesimo passo falso dell’attore Nicolas Cage, che si lancia nella recitazione di questo film risultando quasi un pesce fuor d’acqua, indubbiamente fuori dal suo genere. Non aiutato né dalla sceneggiatura che incappa in numerosi errori storici né dal modo di esprimersi degli attori non abbastanza ‘permeati’ dallo spirito medievale, il film non riesce ad uscire dal limbo della mediocrità, aggiungendosi alla moltitudine di pellicole che non possono essere definite né fantasy né storiche, evidenziando così la mancata attenzione – da parte di Sena – necessaria a renderlo ‘credibile’ ad un pubblico maturo.
Emiliano Tarquini
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