Javier Zanetti, a poche ore dalla partita numero 1000 in carriera cosa vede se si volta indietro?
“La faccia di mio padre, Ignacio Rodolfo. Io e lui, la notte prima del mio debutto, a casa nostra perché allora non si andava in ritiro. Ammetto: dormii poche ore. Così poche solo la notte prima della finale di Madrid, perché io sono uno che prima di giocare dorme sempre”
L’allenatore che le ha dato di più?
“Ho imparato qualcosa da tutti, ma Bielsa mi ha insegnato il modo migliore per vivere e interpretare il calcio”.
Novecentonovantanove partite: riesce a dire qual è stata quella che ha giocato meglio?
“Forse la finale di Coppa Uefa del ’ 98, a Parigi. E la prima con l’Inter, contro il Vicenza” .
E la più brutta?
“Inter-Lazio 3-5 (18 ottobre 1998): Conceiçao mi fece diventare matto”.
L’avversario più forte?
“Ne dico due: Ryan Giggs e Kakà”.
La volta che ha provato più rabbia?
“Juve-Inter ’ 98, arbitro Ceccarini: ci stavano portando via un anno in un pomeriggio, e non potevamo fare niente”.
Zanetti, ma in 999 partite le è mai capitato di sentirsi stanco?
“Forse dopo la finale di Madrid, quando scese l’adrenalina di due settimane da impazzire, scudetto, Coppa Italia e Champions tutto in una volta. Ma deve credermi: mi stanco molto di più con Sol e Ignacio, i miei figli, che a giocare una partita…”
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