ROMA – Ben Wademan, giornalista della Cnn, lascia emergere dalla sua pagina di Twitter la sua opinione circa le restrizioni applicate in egitto dalle autorità, dichiarando che “con il blocco delle comunicazioni, l’Egitto ha dimostrato le proprie capacità tecnologiche per soffocare il dissenso”.
GIORNALISTI E SOCIAL MEDIA – I social media risultano essere uno tra i principali strumenti a disposizione dei giornalisti per tracciare un quadro delle proteste che si stanno verificando nel paese. Ne è un esempio la descrizione degli scontri verificatisi al Cairo operata dal corrispondente di Al-Jazeera English Ayman Mohyeldin, attraverso Twitter.
Anche Facebook è stato utilizzato con lo scopo di riportare le notizie in una maniera personalizzata e più dettagliata, come nel caso del giornalista del New York Times, Nicholas Kristof , che ha descritto le sensazioni vissute durante le tensioni sviluppatesi nella capitale.
Youtube è invece risultato uno strumento molto utile per Russia Today e Al-Jazeera, che hanno potuto caricare aggiornamenti video sullo svolgimento delle manifestazioni .
I social network , dunque, sono divenuti mezzi indispensabili per la partecipazione ai movimenti, tanto da rendere il web, secondo il giornalista e docente universitario Jeff Jarvis, un diritto fondamentale. Resta acceso il dibattito riguardante il ruolo rivestito dai social network nella nascita e nella riuscita dei moti di protesta; a questo proposito si è espresso anche Malcolm Gladwell, che dalle pagine del New Yorker evidenzia come le proteste abbiano avuto luogo già in passato, prima della diffusione di Facebook, Twitter o la posta elettronica.
In ogni caso si tratta di strumenti fondamentali allo sviluppo di un informazione sempre più accessibile a tutti, a portata di click per ogni cittadino.
Luca Bagaglini