Mercato Juventus, ecco la verità sull’affare Dzeko

MERCATO JUVENTUS DZEKO PETRALITO / TORINO – Giacomo Petralito era l’intermediario a cui è stato dato il compito di portare Edin Dzeko alla Juventus, operazione sfumata per colpa del Manchester City e non solo. Il procuratore rivela i retroscena dell’affare dalle pagine di Tuttosport:

Marotta ha spiegato che a certe cifre, l’affare era di­ventato fuori dalla portata dalla Juventus. Il rilancio del City è stato troppo pe­sante?

“In realtà, la Juventus avreb­be potuto prenderlo, ma lui non voleva più aspettare fino a giugno. Aveva litigato con i dirigenti del Wolfsburg e do­veva cambiare squadra a gennaio. Marotta e Paratici si sono comportati in modo esemplare, fidatevi, ci hanno provato fino all’ultimo, ma avevano le mani legate dalla dittatura di Abete e dalla sue assurde regole».

E’ vero che Dzeko si sarebbe diminuito l’ingaggio per an­dare alla Juventus?

“Verissimo. Non posso dirvi qual era l’offerta della Juven­tus, ma posso dire che Dzeko avrebbe rinunciato a mezzo milione. Lui era davvero af­fascinato dall’idea di giocare in Italia, peccato che l’Italia non è affascinata dall’idea di avere dei fuoriclasse nel suo campionato! Perché lasciate­melo dire questa legge degli extracomunitari, piazzata lì a mercato in corso e senza nessuna ragione plausibile sembra proprio un clamoro­so autogol. Siamo diventati come gli inglesi degli Anni 80!».

In che senso?

“Negli Anni 80 gli inglesi era­no ancora convinti che il cal­cio si giocasse solo da loro, non guardavano mai all’este­ro, si chiudevano alle novità e alle evoluzioni. E infatti non vincevano più… Poi nel corso dei successivi vent’anni si so­no aperti e adesso si ritrova­no il campionato più ricco e importante del mondo. Noi, viceversa, facciamo una legge per limitare i giocatori stra­nieri! Ma complimenti… Ma­gari così pensano di non fare più figuracce al Mondiale, ma il rischio è di ripeterle. Con quella legge si è sbattuta la porta in faccia a Dzeko”.

Ma se Dzeko era così con­vinto di dire sì alla Juven­tus non poteva aspettare fi­no a giugno?

“Dzeko era davvero convinto. Pensate che è anche andato a vedere su Internet e lì ha sco­perto che la Juventus ha quattordici milioni di tifosi, ne era entusiasta! E voleva diventare l’ambasciatore del­la Bosnia nel mondo grazie al club. Sono stato da lui a Sa­rajevo tra Natale e Capodan­no, poi sono andato a Marbel­la il 3 e il 4 gennaio, gli avevo spiegato che per lui sarebbe stato meglio venire in Italia. Fino all’ultimo minuto l’ho tenuto in contatto con la Ju­ventus e lui è stato davvero in dubbio fino al momento in cui il City gli ha strappato il sì. Anche perché nel frattem­po i club si erano accordati e per lui era fondamentale non rimanere un minuto di più al Wolfsburg. Mi ha salutato so­spirando, mi ha detto: Giaco­mo, mi dispiace, ma devo an­dare al City. Ma forse nella vita ci rincontreremo».

Nei corridoi del mercato si dice: la Juventus si è mossa troppa tardi.

“Nei corridoi del mercato ci si sbaglia. La Juventus si è mossa nei tempi giusti: è ri­masta bloccata dai regola­menti e dalla fretta di Dzeko di cambiare squadra”.

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