Mercato Juventus Speciale, da Ferrara a Del Neri: rivoluzione bianconera

SPECIALE MERCATO JUVENTUS / TORINO – Il 2010 della Juventus inizia all’insegna della rivoluzione e dei colpi mancati per terminare con una ritrovata speranza coincisa con l’avvento di Andrea Agnelli in postazione di comando. Ripercorriamo il 2010 dei bianconeri, anno ricco di delusioni ma anche foriero di grandi speranze.

L’ARRIVO DI BETTEGA

Nel gennaio 2010, in piena crisi tecnica e con un Ciro Ferrara già sfiduciato da John Elkann ma difeso strenuamente da Jean Claude Blanc, a Torino si inizia a parlare di un ritorno importante: quello di Andrea Agnelli. La rivoluzione silenziosa colpisce mortalmente la vecchia dirigenza bianconera, ormai sfiduciata e priva di potere persuasivo in sede di mercato. Per cercare di limitare i danni, a sorpresa Jean Claude Blanc decide di delegare il controllo dell’area sportiva a Roberto Bettega, di ritorno dopo due anni di esilio in corso Galileo Ferraris. La Juventus dispone di risorse abbondanti: almeno 10 milioni di euro secondo i dati di bilancio, sufficienti a garantire l’arrivo di un tecnico di primo livello o di un paio di rinforzi che possano integrare la rosa falcidiata da infortuni.

LO STOP

Nei primi giorni di gennaio, la nuova squadra di Blanc si mette al lavoro per individuare quei rinforzi in grado di far compiere il salto di qualità o di completare la rosa, nonchè inizia la ricerca del nuovo tecnico: i nomi sono di tutto rispetto, da Hiddink a Capello, passando per Kuyt, Rafinha, Ledesma e Veloso. Ma dai vertici Exor arriva lo stop: investimenti a costo zero e nessun esborso economico. La rivoluzione Bettega non dura l’arco di sette giorni: esonerato Ferrara, al suo posto Alberto Zaccheroni, che vince il ballottaggio con Claudio Gentile, inviso a Blanc, mentre sul mercato si scatena una querelle legata al ritorno di Lanzafame e Paolucci, riserve in comproprietà a Parma e Siena, e all’arrivo di Candreva dall’Udinese via Livorno. Improvvisamente il gennaio dei bianconeri torna in salita, con due ulteriori stop, da parte del dg del Parma Leonardi, ex Juve ai tempi di Luciano Moggi, e di Serse Cosmi, che a Livorno minaccia le dimissioni in caso di addio a Candreva, finito in realtà proprio sotto la sua guida ai margini del progetto livornese. Anche col Siena le cose non sono al meglio: per sbloccare la trattativa, secondo quando dichiarato da un ex direttore generale, serve la telefonata dell’ex presidente bianconero Franzo Grande Stevens al presidente senese. Per Candreva, fondamentale invece l’intervento personale di Roberto Bettega e di Adriano Galliani, che fornirà un’alternativa tecnica ai livornesi (Di Gennaro) dopo un colloquio avuto col bianconero al termine di Juventus – Milan.

UNA ROSA IMPOVERITA

A complicare ulteriormente le cose, la rosa della Juventus si priva di tre giocatori, Ariaudo, Tiago e Molinaro, che lasciano Torino per poche migliaia di euro, destinazione Sardegna (Cagliari per il giovane ex primavera), Spagna (Atletico Madrid per il portoghese) e Germania (Stoccarda, per l’ex del Siena). La situazione tecnica, con un Grosso in continua involuzione e diverse defezioni a centrocampo per infortunio, peggiora notevolmente, mentre all’interno dello spogliatoio sono diversi i giocatori a sentire aria di smobilitazione e a venire informati dell’imminente rivoluzione di primavera.

L’ARRIVO DI ANDREA AGNELLI: I DUE MERCATI

La Juventus è ormai una barca alla deriva: la squadra più che a inseguire una qualificazione Champions League che limiterebbe i danni di una stagione disastrosa, punta soltanto ad arrivare a fine anno in mezzo a voci di spogliatoio sfiduciato e diviso tra senatori e nuovi arrivati, nonchè di feste notturne a ritmo di samba e di nazionali ormai proiettati alla rassegna sudafricana. Nel frattempo, con Alessio Secco e Jean Claude Blanc ormai ai margini del progetto bianconero, è Roberto Bettega a cercare di tenere in piedi la Vecchia Signora, iniziando, oltre a un lavoro di ricostruzione interna, diversi colloqui con le società di mezza Europa in previsione mercato di giugno. Gareth Bale, Simon Kjaer, Leonardo Bonucci, Javier Mascherano, Edin Dzeko e Karim Benzema sono alcuni dei nomi più interessanti, tra i tanti attenzionati da Roberto Bettega, che vengono accostati alla Vecchia Signora. Per il nuovo allenatore, quella di Rafa Benitez è l’ipotesi più accreditata.

Parallelamente però, a muoversi è la nuova dirigenza bianconera, già contattata da Andrea Agnelli e John Elkann alla fine del 2009. Un trio, formato da Giuseppe Marotta, Fabio Paratici e Luigi Del Neri, che approfitta del caos bianconero per portare la Sampdoria a un’inaspettata qualificazione Champions League iniziando al tempo stesso a pianificare il mercato della Juve.

Il 2 maggio 2010, in una cena tra John Elkann, Jean Claude Blanc, Andrea Agnelli e Giuseppe Marotta, viene tracciata la linea della nuova Juventus. Per Roberto Bettega, non c’è più spazio nella Vecchia Signora.

TEORIE DI JUVEDORIA

Con l’avvento di Marotta prima, e del duo Del Neri – Paratici poi, si moltiplicano le voci di giocatori diretti verso Torino da Genova, sponda blucerchiata: Cassano, Palombo, Pazzini, Ziegler, ma anche Poli, Gastaldello e Lucchini, vengono accostati alla Vecchia Signora. A puntare i piedi è però Riccardo Garrone, uomo di principi, che sentendosi tradito dall’ex direttore generale decide di bloccare il mercato in uscita dei liguri, dichiarando incedibili i suoi pezzi pregiati. Nonostante le lusinghe bianconere e la mancata qualificazione Champions, il presidentissimo doriano terrà fede alla sua parola, andando a complicare i piani di rafforzamento della Juventus.

I PRIMI COLPI ED OBIETTIVI

I primi tre colpi della Juventus sono Simone Pepe, Jorge Martinez, Marco Motta, Leonardo Bonucci e Marco Storari: ufficializzabili a luglio, sono de facto bianconeri già il mese prima. Sul mercato internazionale forte è l’interessamento anche per Milos Krasic ed Edin Dzeko. Per il serbo il CSKA spara una richiesta di 20 milioni di dollari (15 milioni di euro): la Juventus, disposta ad offrire 15 milioni (11 in euro), vira improvvisamente su Martinez del Catania, tutelandosi ma lasciando aperta la porta a un futuro acquisto. Da parte sua, il giocatore fa sapere di non volere altra squadra se non quella bianconera. Stessa posizione quella di Edin Dzeko: il bosniaco diventa prigioniero del Wolfsburg che, a fronte di un’offerta di 30 milioni dei bianconeri, gioca al rialzo, chiedendone 40. Ad integrare la rosa, arriva anche Davide Lanzafame.

I MONDIALI E IL BLOCCO ABETE

Oltre agli screzi con la Sampdoria, sono i mondiali a regalare altre due brutte tegole per il progetto di ricostruzione della Vecchia Signora: quella che un anno prima veniva ribattezzata pomposamente ItalJuve, crolla miseramente in Sudafrica contro rivali di basso livello mentre anche altri bianconeri non vanno meglio nelle rispettive nazionali. Non convocato Diego, disastroso Felipe Melo, assenti per motivi diversi Grygera, Sissoko, Trezeguet ed Amauri, il valore della rosa bianconera e l’appeal sul mercato internazionale di giocatori destinati a lasciare la Juventus è ai minimi storici. L’unico giocatore a ben figurare è un “quasi ex”: Tiago, che fa sapere di non voler tornare assolutamente a Torino. Oltre al danno, la beffa: per motivi opinabili, il presidente federale Giancarlo Abete vara la norma anti-extracomunitari. Ogni squadra potrà tesserare massimo un extra UE proveniente da campionati esteri. Marotta e Agnelli si trovano di fronte a un bivio: Krasic o Dzeko?

DZEKO O KRASIC?

Il primo obiettivo dichiarato diventa Edin Dzeko. L’attaccante bosniaco è in cima ai desiderata di Andrea Agnelli e la Juventus prova in tutti i modi a convincere il manager del Wolfsburg, Dieter Hoeness: il tedesco, che secondo i bene informati avrebbe promesso per il 2011 il centravanti al Bayern Monaco del fratello Uli, non si lascia convincere e rilancia con un’offerta per Diego. Dopo il “no” iniziale di Marotta, la trattativa prenderà corpo nelle settimane seguenti. Intanto i bianconeri, dopo un’estenuante gioco al rialzo, accettano le richieste del CSKA Mosca: per 20 milioni di dollari (15 milioni di euro circa), Milos Krasic è della Juventus. Si apre la caccia al nuovo centravanti della Vecchia Signora.

REPULISTI

Nel frattempo, in casa bianconera si aprono le porte in uscita: i primi a lasciare Vinovo sono Cannavaro (contratto non rinnovato), Molinaro (ceduto a titolo definitivo allo Stoccarda), Paolucci (per lui solo una manciata di minuti in stagione), Candreva e Caceres (opzioni di riscatto non esercitate). E’ solo l’inizio: nei mesi di luglio e agosto la mannaia di Marotta calerà anche su diversi veterani. Camoranesi, Trezeguet e Zebina lasciano la Juventus dopo anni di militanza e successi (non senza qualche mugugno da parte dei tifosi per l’addio al centravanti), Grosso e Salihamidzic vengono messi fuori rosa per aver rifiutato il trasferimento in altre squadre, mentre Criscito resta a Genova nell’ambito dell’operazione Bonucci. Come Criscito, anche Almiron viene inserito nella trattativa, andando in comproprietà al Bari, mentre l’altro colpo a salve del mercato 2007, Tiago, resterà in prestito all’Atletico Madrid per un’altra stagione. Sempre in prestito o comproprietà, lasciano Torino anche Sebastian Giovinco (prestito a Parma), Lorenzo Ariaudo (comproprietà a Cagliari) e Albin Ekdal (comproprietà a Bologna), mentre in via definitiva passa alla Sampdoria il portiere Antonio Mirante. Ad agosto anche per Diego arriva il momento dell’addio: chiuso da un Del Piero in ottimo stato di forma, presentatosi sovrappeso in ritiro, il brasiliano lascia Torino dopo una sola stagione in chiaroscuro. Per 15 milioni il Wolfsburg si assicura il giocatore, dopo che per settimane ha resistito alle lusinghe dei bianconeri per Dzeko. Ultima nota per Christian Poulsen: il danese finisce al Liverpool, tra le ovazioni dei tifosi bianconeri e voci di possibili statue da erigere in onore di Roy Hodgson, già protagonista in passato di mirabili imprese sportive in Italia e ora disposto ad accollarsi il giocatore arrivato due anni prima in luogo di Xabi Alonso.

GLI ULTIMI COLPI E IL COMPLETAMENTO DELLA ROSA

E’ proprio Roy Hodgson a regalare alla Juventus quello che da anni sembrava essere il pezzo mancante del mosaico bianconero: in prestito gratuito con diritto di riscatto prefissato (16 milioni) arriva da Liverpool Alberto Aquilani. Il centrocampista, reduce da due stagioni sfortunate e costellate da guai fisici, regala alla Juventus il playmaker che le mancava da tempo. L’ultimo grande colpo si chiama Fabio Quagliarella: dal Napoli, con la formula ormai famosa del prestito oneroso con diritto di riscatto (già utilizzata per gli arrivi di Pepe e Motta). A completare la rosa arrivano Armand Traorè e Leandro Rinaudo, mentre per fare la spola tra primavera e prima squadra giungono Frederik Sorensen, Vincenzo Camilleri, Martin Buchel e Niccolò Giannetti.

GRANDI E PICCOLI “NO”

Oltre a già citati “No” di Garrone e Hoeness, sono tre i grandi “No” alla Vecchia Signora: il primo è quello di Nicolas Burdisso, che sceglie Roma e la Roma, seguito da quello di Marco Borriello, stessa destinazione. Due “no” pesanti che vanno ad aggiungersi a quello di Antonio Di Natale, che preferisce restare ad Udine. Tra i piccoli “No”, invece ricordiamo quelli di diversi giocatori in uscita: menzionati Grosso e Salihamidzic, anche per Amauri, Sissoko e Iaquinta si aprono in tempi diversi i cancelli in uscita di Vinovo, ma i calciatori rifiutano i trasferimenti. Trasferimenti che potrebbero però concretizzarsi nelle prossime settimane.

IL FUTURO

Con un campionato ancora incerto e una classifica aperta a tutte le posizioni dalla prima alla sesta, la Juventus affronta il mercato di gennaio con la consapevolezza di essere ancora incompiuta. Il lavoro estivo svolto dal duo Marotta-Paratici ha regalato certezze (Quagliarella, Bonucci, Krasic, Storari e Pepe), sorprese (Sorensen), incognite fisiche (Traorè, Martinez e Aquilani), bocciature (Motta, Rinaudo e Lanzafame), mentre a deludere e sul piede di partenza restano ancora diversi giocatori (uno tra Buffon e Manninger, Sissoko, Amauri, Grosso, Salihamidzic e, se arrivasse la giusta offerta, Iaquinta). La caccia ai nuovi campioni apre tra pochi giorni, la certezza, nelle parole di Andrea Agnelli, è una sola: “Il nostro lavoro ha un unico e preciso obiettivo che non può essere diverso dalla Vittoria”.

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