CALCIOMERCATO NAPOLI / NAPOLI – Terza puntata dello speciale di Calciomercato.it dedicato all’approfondimento per squadra sul mercato 2010. E’ il turno del Napoli:
Piccoli passi che magicamente si trasformano in grandi salti verso obiettivi insperati. Si può riassumere così il 2010 del Re Mida napoletano, Walter Mazzarri, che è riuscito a trasformare in nobile oro una squadra che era costruita per diventare al massimo uno spartano bronzo. Il mercato di gennaio era il primo col tecnico livornese seduto in panchina e col nuovo direttore sportivo Riccardo Bigon dietro alla scrivania. Ed è stato impostato all’insegna dell’austerity, per rimediare ai grossi disastri – tecnici ma soprattutto contabili – lasciati dal mai rimpianto ex dg Marino. Questo è stato un po’ il filo conduttore dell’intero anno partenopeo, un filo seguito anche in estate con l’obiettivo metaforico del “prima non prenderle”.
La sessione di riparazione comincia nella maniera più promettente possibile: neanche il tempo di smaltire il cotechino di Capodanno e Bigon si fa un bel viaggetto a Liverpool, con un bel carico di lenticchie in valigia, per andare a chiudere un affare tenuto in naftalina per troppo tempo. Il 7 gennaio firma Andrea Dossena, l’esterno sinistro che al Napoli mancava fin dai tempi della B, per una cifra complessiva intorno ai 5 milioni di euro. Un affarone, considerato quanto l’avevano pagato i reds solo due anni prima. E’ un lancio a lunga gittata, perché Dossena si presenta a Napoli in condizioni disastrose: appesantito dall’inattività a cui era stato costretto in terra inglese, ci mette un bel po’ di tempo prima di trovare la forma migliore e quando sembra riuscirci si fa male di nuovo. “Sarà il primo vero acquisto della prossima stagione”, le dichiarazioni di De Laurentiis per giustificare l’investimento (apparentemente) errato. Lo shopping invernale, comunque, si chiude col terzino lodigiano. Il resto sono tutte operazioni in uscita per sfoltire una rosa strapiena di spine e di petali appassiti. Con Contini si gettano le basi per la cessione a titolo definitivo al Real Saragozza, formalizzata poi a giugno; Amodio, Dalla Bona e Pià sono esuberi ormai da anni, il merito di Bigon è riuscire a piazzarli come Marino non riusciva mai a fare; Datolo vuole giocare e viene accontentato con la cessione all’Olympiakos, che si rivelerà piuttosto infruttuosa per il calciatore. Le scelte di austerity saranno premiate a fine anno dall’entusiasmante cavalcata di Mazzarri e dei suoi scugnizzi, che nonostante una partenza ad handicap si piazzano sesti ed entrano di diritto in Europa League, sfiorando persino la qualificazione alla Champions League. Praticamente con la squadra delineata durante l’estate 2009. Segno che anche il lavoro precedente non era stato poi così male.
A giugno, quindi, iniziano i calcoli e le ansie per il triplice impegno che attende il Napoli nella stagione a venire. Gli addetti ai lavori premono per una rosa larga, che consenta al tecnico di far riposare gli elementi più stanchi, Mazzarri però non la pensa allo stesso modo. Ventidue giocatori, non uno di più, un’alternativa per ruolo e vedrete che lavoreremo bene, questo il diktat del mister. Si ripete allora il canovaccio invernale, con Bigon che punta innanzitutto a vendere, ché gli scontenti sono troppi e fanno rumore. La campagna cessioni azzurra si rivela un capolavoro assoluto perché consente di liberarsi di alcune zavorre che minavano lo spogliatoio dietro pressanti richieste di un impiego maggiore e dei famosi “lasciti” di Marino, calciatori che da anni ormai si godevano una pensione dorata al centro sportivo di Castelvolturno, forti dei contratti pluriennali stipulati ai tempi della cadetteria. Il nuovo ds riesce a piazzarli tutti, o quasi: restano soltanto Bucchi e Rullo, gli altri in un modo o nell’altro fanno i bagagli, probabilmente in via definitiva. Ma la priorità sono gli scontenti, accontentati praticamente in ogni loro richiesta. Detto di Contini, altri due calciatori si accasano in Spagna: Cigarini va al Siviglia, Datolo all’Espanyol. Bogliacino e Denis invece restano in Italia, rispettivamente al Chievo e all’Udinese, tutti gli altri riescono comunque ad andar via fra prestiti e rescissioni consensuali.
In entrata il primo obiettivo era un centravanti da venti reti, i nomi che girano sono molti e tutti altisonanti, ma alla fine si chiude per il primo che era stato accostato al Napoli a maggio. Edinson Cavani, con un magistrale affare da 16 milioni, è la punta che cercava Mazzarri per completare la squadra titolare. Con l’addio del Tanque Denis si apre una falla turata da Lucarelli, un prestito gratuito intelligente penalizzato poi da un infortunio. Il reparto più povero in termini di quantità, il centrocampo, viene completato con il ritorno di Blasi e il prestito dell’algerino Yebda, reduce dal Mondiale sudafricano. E’ negli ultimi giorni di agosto però che si anima il mercato del Napoli: mancano ancora un’alternativa a Lavezzi e un difensore centrale, per sostituire uno degli ultimi due “piagnucoloni” rimasti in squadra, Leandro Rinaudo. Dopo estenuanti trattative con il Bari, il centrale palermitano si accasa a sorpresa alla Juventus insieme ad un altro compagno di spogliatoio, sul quale ci sarebbe forse da aprire un capitolo a parte. Fabio Quagliarella è la ferita più profonda per i tifosi azzurri, per il modo in cui è andato via e per la squadra che ha scelto. In palese rottura con l’intero ambiente, la cessione ai bianconeri per circa 15 milioni è una liberazione per tutti, con l’attaccante che parla di “trasferimento da sogno” e i suoi ex supporters che imbufaliti lo tacciano di imperdonabile tradimento. Resta da completare l’organico, e al fotofinish si consuma uno dei pochi errori della gestione Bigon: la fretta, si sa, è cattiva consigliera, e allora arrivano in extremis Emilson Cribari dalla Lazio e Josè Sosa dal Bayern. Entrambi a prezzo stracciato, e questa è una notizia, ma col senno di poi tutti capiranno perché. L’ultimo puntello è Nicolao Dumitru, attaccante di prospettiva preso dall’Empoli: si farà, basta crederci ed avere pazienza.
Eppure, nonostante le perplessità destata da alcune scelte, alla fine ha avuto ragione la dirigenza partenopea. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, con il Napoli secondo in classifica ed unica squadra ancora in corsa per l’Europa League, ben oltre qualsiasi previsione rosea. Cavani si è rivelato un’iradiddio, Dossena è stato davvero il primo acquisto estivo, e anche la scelta di avere una rosa scarna ha pagato più del previsto. Un risultato ottenuto però con i vecchi, perché non tutti i nuovi hanno reso come sperato. Detto di Lucarelli, praticamente inutilizzabile, è andato benino Yebda, in crescita costante così come il “cavallo di ritorno” Vitale; male invece Cribari e Sosa, che sembrano pesci fuor d’acqua e non sono mai riusciti a lasciare il segno. La sensazione è che la dirigenza volesse vedere come sarebbe andato questo primo scorcio di stagione per poi intervenire a dovere a gennaio, se necessario. Arriverà sicuramente un difensore mancino, servirebbero probabilmente anche un centrocampista più creativo e una vera alternativa a Lavezzi. Visti i sorprendenti risultati ottenuti, è d’obbligo un intervento importante nel mercato di riparazione, perché sarebbe un peccato sprecare un simile exploit: con i tasselli giusti il Napoli può volare davvero. E chissà, magari Mazzarri invece di usurpare la leggenda del Re Mida potrebbe crearne una tutta sua: quella del Mago Walter, che tutto quello che tocca anziché renderlo oro lo trasforma in platino.
Antonio Papa