E’ la prima volta che decide di aprirsi, in esclusiva: sono passati quasi quattro anni dal suo arrivo in Italia, si racconti.
“E sono cambiate tante cose da quel giorno. Prima ero un ragazzo, ora mi sento maturo come uomo; il Napoli all’epoca, era una neopromossa in serie A e ora siamo una realtà consolidata”.
E’ andata bene, a quanto pare: avverte di essere un idolo?
“Sento l’affetto della gente, sempre. Per noi calciatori, però, è meno semplice di quello che sembra. Tutti pensano all’aspetto economico, ci ritengono ricchi e basta, dei privilegiati che non hanno problemi, ma è anche vero che facciamo sacrifici”.
Vabbè, la sera, talvolta la notte, non si nega qualche divagazione…
“Questo invece è ciò che mi fa arrabbiare, far diventare un caso quel che accade intorno a me. Io sono stato fuori qualche volta, una di queste posso aver ritardato il rientro a casa di un po’: ma non mi va che si parli di notti brave, che si esageri”.
Immagini un po’ quel che capitava a Maradona.
“Ma io non sono neppure un quarto di Diego e penso che a me non tocchi, dunque, neppure un quarto delle pressioni che sfioravano lui. Ma stiamo parlando del più grande”.
Che, un mese fa, ha detto: la maglia numero 10 va data a Lavezzi.
“E’ stata una bella frase, che mi ha riempito di orgoglio, ma queste scelte poi devono farle la società e i tifosi”.
Questo Napoli non muore mai.
“Siamo da tempo una squadra piena di talento, ma prima eravamo giovani e adesso stiamo invece maturando a vista d’occhio. Il segreto, penso, sia in un uomo che si è rivelato la persona giusta per correggere i nostri sbagli”.
Visto che non rispondete mai alla domanda sullo scudetto, aggiriamo l’ostacolo: quanto tempo ci vorrà, perché riusciate a vincerlo?
“Bisogna vedere se rimane questa base; bisogna vedere se arriveranno altri rinforzi; e se poi ci sarà qualche acquisto di esperienza. In questo caso, entro due-tre anni, potrà accadere”.
E se le diciamo quest’anno?
“Rispondo che quest’anno c’è una grande opportunità offerta dal campionato italiano: esiste un equilibrio talmente forte, che bisogna provare ad approfittarne”.
Un anno fa tirò una pallonata ad Allegri….
“Il suo Milan è il club con maggiore regolarità. E lui sta facendo veramente bene. Quello è stato un episodio, dai lasciamo stare. Ho sbagliato, stress da partita. Quando Allegri è stato qui non c’è stato modo di incrociarci, altrimenti lo avrei salutato”.
Questo Cavani è terribile…
“Grandissimo giocatore, con il quale mi intendo alla perfezione. E’ un’ottima persona, un professionista serio, un ragazzo tranquillo”.
Disse lei, tre anni fa, il più forte, Messi a parte, è Pastore.
“Ha tanta qualità e lo sta dimostrando. Non so se, al di là di Messi, sia lui il più forte, ma so che è bravissimo. Però qui se sbagli una partita ci massacrate subito….”.
Per sempre a Napoli: si può dire?
“Io sono sincero, sono onesto con me stesso e con la gente, e una frase del genere non me la sento di pronunciarla. So che il calcio vive di momenti ed io qui ci sto benissimo, sono apprezzato, mi diverto, la città è bellissima. Ma una promesnell’ultima sa del genere so che non va fatta”.
Perché se poi un giorno…..
“Può darsi non accada, ma se accade? E allora, meglio la franchezza. Io ammetto che mi piace l’idea del calcio spagnolo, una esperienza che mi piacerebbe fare. Bello anche quello inglese, ma più fisico. Quello italiano è il più tattico in assoluto”.
Un difetto lo troveremo anche a lei: segna poco…
“Mi sto allenando per farne di più, anche se per il gol non è mai stata una malattia e la soddisfazione che mi dà l’assist è sempre notevole. Però capisco che un attaccante deve riuscire a realizzare quante più reti possibile”.
Diceva prima: non posso promettere fedeltà eterna. Il Napoli per trattenerla la circonderà di argentini e, per cominciare, ha quasi preso Fernandez.
“E’ forte, interessante, un ragazzo che ha grandi margini di miglioramento. Ha appena vinto il campionato argentino con l’Estudiantes e sono contento per lui. E’ in una squadra in cui ci sotto ottimi calciatori e che ha meritato”.
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