Non più Tokio ma Abu Dhabi, non più Intercontinentale ma Mondiale per club, oggi c’è l’Inter.
“E da presidente Uefa mi toccherà tifare Inter: da quando sono eletto vincono sempre le europee, Milan, Manchester e Barça. Non possono rovinarmi la media”.
In caso, avrà tempo per riequilibrarla: a Praga l’Uefa ha messo a punto i preparativi per il Congresso di marzo, Parigi, quello della rielezione. Anche se, tra Qatar, scommesse e accuse di corruzione non sono giorni facili. Uno scandalo il voto per Russia 2018 e Qatar 2022?
“Per niente. Critica solo chi ha perso, come l’Italia nel 2007 contro Ucraina-Polonia”.
Sì, ma a cosa servono i dossier se poi vincono i peggiori?
“La veda così. I dossier servono per escludere qualcuno: qui tutti potevano organizzare il Mondiale”.
Anche Obama era seccato.
“Perché ha perso. Non ha reagito così per i Giochi Olimpici 2016, non assegnati a Chicago”.
Meglio il voto pubblico?
“No, anche in politica è segreto. Sarebbe meglio decidere che quell’edizione va in Nordamerica e l’altra in Asia: meno polemiche. E poi non unire due fasi finali. Ma tanto la prossima scelta è tra 10 anni”.
Si dice: Platini ha votato Russia e Qatar.
“Dicano quel che gli pare. Non ho niente da rimproverarmi”.
Sono Mondiali che vivrà da presidente Fifa?
“Intanto fino al 2015 alla Uefa, se qualcuno non mi sfida”.
Alla Fifa potrebbe influire su un Pallone d’oro tanto «schierato» verso il Mondiale…
“Normale. Nell’82 vinse Rossi: non era il migliore, ma in Spagna sì. La mia classifica è: Xavi, poi Sneijder che per un gol non ha vinto tutto, poi Iniesta. Che l’interista non sia tra i primi tre è ingiusto. I migliori sono Messi e Cristiano, ma prima c’è il Mondiale”.
Il Barcellona l’anno scorso non sembrava così forte.
“Tutti pensano al 5-0 con il Real. Bello, ma non veritiero. Gioca bene, applica alla perfezione la filosofia trapiantata da Cruijff, ma la coppa è lunga. Due anni fa tutti dicevano: le finali saranno solo tra inglesi. Non è andata così”.
E la Juve?
“L’ho vista con il Salisburgo: non una grande partita. Sono vicino per cuore, nostalgia, famiglia. Sento John e Andrea. Ma ormai conosco più i dirigenti che i calciatori. Comunque la parola scudetto, alla Juve, non può mai sparire”.
M.B.
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