Google accusato di aver relegato in fondo i link riguardanti i servizi offerti dalla concorrenza

GOOGLE ACCUSATO MOTORI CONCORRENTI – Google è sotto accusa per aver relegato nella parte bassa della classifica i link riguardanti i servizi offerti dalla concorrenza. L’inchiesta ufficiale è partita due giorni fa e a darne l’annuncio è stata la Commissione Ue.

Lo sceriffo dell’Antitrust americana Joaquín Almunia ritiene che i comportamenti adottati dall’azienda non siano stati trasparenti. Se le sue affermazioni fossero documentabili Google rischierebbe una grossa multa, come quella imposta in passato a Microsoft e Intel.

I SITI ACCUSATORI – L’inchiesta sarebbe scattata in seguito alle denunce del motore di ricerca francese Ejustice.fr, di Microsoft Bing e del sito inglese Foundem. L’accusa che rivolgono a Google è di aver posto i propri servizi in una posizione prioritaria,  abbassando inoltre “il punteggio di qualità” dei servizi simili forniti dalla concorrenza. Si tratta di un fattore determinante, dal momento che il punteggio di qualità è “uno dei fattori che determinano il prezzo per la pubblicazione di una pubblicità sul sito di Google”.

Ad Almunia spetta inoltre il compito di accertare che non sia stata effettuata pressione sui partner, in modo che non accettassero di reclamizzare pubblicità dei concorrenti dell’azienda americana.

L’ACCUSA DI FOUNDEM – Google l’avrebbe volontariamente declassata variando l’algoritmo alla base del meccanismo di funzionamento del motore di ricerca. La risposta del colosso americano non ha tardato a farsi sentire, puntando la sua difesa sul fatto che i loro prodotti per Internet fossero bassi nell’elenco dei risultati in quanto considerati di più bassa qualità.

LA DIFESA DI GOOGLE – “Non abbiamo mai avuto intenzione di nuocere ai concorrenti”, così controbatte alle accuse un portavoce di Google, gruppo ad oggi utilizzato da nove utenti della rete su dieci. “Lavoreremo con Bruxelles per affrontare le preoccupazioni della Commissione”. Il gruppo sembra dunque disposto a collaborare al chiarimento della vicenda.

Bruxelles, attraverso la portavoce europea, ha informato il dipartimento di Giustizia americano che “ci vorranno almeno alcuni mesi per vedere come vanno le cose”. Qualora venga condannata, all’azienda spetterebbe il pagamento di una somma pari al 10% del fatturato, corrispondente a 2,4 miliardi di dollari, basandosi sui dati dello scorso anno.

Google non sembra però aver accusato il colpo e, secondo quanto riportato dal New York Times,  si prepara a comprare Groupon, il sito di vendite online, per una somma che oscilla tra i 5 e i 6 miliardi di dollari.

Luca Bagaglini

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