Lavoro Europa, ansie e paure i principali fattori scaturiti

ROMA – Dubbi e paure assalgono tutti coloro che vivono la realtà aziendale e che credono di non riuscire a farcela. Nemmeno chi ha un contratto indeterminato è esente dal poblema, infatti l’11% vede il suo futuro privo di certezze .

Nella maggior parte dei Paesi europei il lavoro continua a rappresentare il vero problema della crisi.

Dubbi e paure assalgono tutti coloro che vivono la realtà aziendale e che credono di non riuscire a farcela, che le cose possano peggiorare a distanza di pochi mesi. Ben il 53% dei lavoratori “interinali” teme di perdere il proprio posto di lavoro nei prossimi sei mesi e la stessa cosa si riscontra per chi ha un contratto a termine (quattro su dieci). Nemmeno chi ha un contratto indeterminato è esente dal poblema, infatti l’11% vede il suo futuro privo di certezze .

Fino a cinque anni fa i valori di tutte le categorie, prese ora in considerazione, erano inferiori di dieci punti in percentuale. E’ quanto emerge dalle anticipazioni dell’European Working Conditions Survey di Eurofound, la fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, che ha intrapreso lo studio coinvolgendo  44 mila lavoratori nei paesi appartenenti all’Unione europea dei 27, oltre che in Norvegia, Croazia, Macedonia, Turchia, Albania, Montenegro e Kosovo.

IL CONTENUTO DELL’INDAGINE – La pubblicazione integrale avverrà tra qualche mese, ma delle anticipazioni sono state fatte nei scorsi giorni al Palais des Académies a Bruxelles in un forum di due giornate.  Il 26% dei contrattisti a termine crede nella reale possibilità di trovare un lavoro in caso di perita dell’attuale. Solo poco meno di un terzo dei lavoratori a tempo indeterminato è invece dello stesso parere.

IL CONTRATTO PIU’ DIFFUSSO – Rimane senza dubbio il contratto indeterminato, che regola circa l’80% dei rapporti attualmente in vigore. Tuttavia la stipula di contratti temporanei è in fase di aumento dal 1991, quando nell’Europa dei 12 era pari al 10% mentre oggi è salita al 13,5%.

ORE DI LAVORO – La settimana lavorativa in Europa è scesa a 37,5 ore dalle 40,5 ore del 1991. Riduzione riconducibile alla diminuzione della quota dei dipendenti che lavorano più di 48 ore a settimana e all’aumento della quota della forza lavoro utilizzata meno di 20 ore settimanali.

Resta il fatto che al giorno d’oggi tutti i posti di lavoro, che offrano o meno un contratto indeterminato, comportano ritmi troppo intensi. Si pensi che quasi un europeo su cinque non è soddisfatto dell’equilibrio venutosi a creare tra impiego e vita privata. Un equilibrio/squilibrio che spesso si protrae all’infinito.

Luca Bagaglini

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