ELETTROCARDIOGRAMMA SUL CELLULARE – Dal centro ricerche Imec a Eidhoven, in Danimarca, una proposta che se realmente presa in considerazione potrebbe diminuire ulteriolmente la già sottilissima linea che divide uomo e macchina, essere umano e cyborg.
E’ stato presentato infatti, al Wireless Health Conference di San Diego, il sistema Human++ BAN (Body Area Network), ossia una rete wireless che permette il collegamento tra i sensori preposti alla lettura dell’elettrocardiogramma di un paziente, con un cellulare avente sistema operativo Android. Poi una semplice connessione 3G o Wi-Fi, consentirebbe al medico di visualizzare sullo schermo del telefonino i valori del battito cardiaco. Come se questo non fosse sufficiente, il software può adattarsi a sistema di sicurezza, facendo squillare il telefonino dell’interessato o inviando un messaggio allo stesso, nel caso in cui i parametri non rientrassero nella norma.
IL VERO OBIETTIVO – I ricercatori danesi hanno addirittura l’intento di mettere in rete, e questo il prima possibile, altri organi del corpo umano assegnando a ciascuno un indirizzo Ip, in modo da rendere possibile il controllo della quasi totalità dell’organismo umano.
Inoltre ad oggi gli elettrodi che misurano il battito cardiaco, sono collegati a un trasmettitore dotato di batteria da appendere al collo, mentre in per il futuro si spera di rendere il dispositivo più comodo e facile da portare mediante l’uso di un trasmettitore radio a bassa frequenza.
LA TECNOLOGIA – L’invio dei dati, dai sensori allo smartphone, è permesso da una tecnologia di ultima generazione, la nRF24L01+, che garantisce bassi consumi e di conseguenza una maggiore autonomia rispetto a quanta ne potrebbe dare una tradizionale connessione wireless Bluetooth.
Insomma, dopo le macchine che si guidano da sole, i cellulari che riportano i posti auto disponibili, gli esperimenti sugli androidi che fanno passi da gigante, ed ora le connessioni wireless che trasformano il cellulare in un dottore a propria disposizione 24 ore su 24, si può affermare con certezza che le trame di tanti film di fantascienza, usciti in questi anni, rapresenteranno molto presto la nostra realtà.
La Stampa