MILANO – Passano gli anni e gli allenatori, ma la grinta di Gennaro Gattuso rimane intatta. Il centrocampista rossonero, reduce dalla deludente avventura sudafricana, è pronto a mostrare ancora i muscoli a scuotere, con la sua proverbiale verve agonistica, il campo. Intanto però c’è la Nazionale. Che a differenza del passato non vedrà nelle sua fila il 32enne di Corigliano Calabro. Il suo azzurro infatti è finito quel pomeriggio ad Ellis Park. Nessun rammarico però, solo tanta voglia di vedere il tricolore di nuovo in cima al mondo.
NAZIONALE – “Come a Berlino scrivemmo una grande pagina del calcio italiano, così a Johannesburg ne abbiamo scritta una infelice – ha detto Gattuso in un’intervista rilasciata a ‘La Repubblica’ – E la responsabilità non è di Lippi. Se noi di Berlino abbiamo una colpa, è di non essere stati capaci di trasmettere il significato della maglia azzurra e del Mondiale a chi in Germania non c’era”. Gattuso ha fiducia nel nuovo ct Prandelli:“E’ adattissimo. E’ una persona molto perbene, ha fatto la trafila del settore giovanile, ha esperienza ed è preparato. Oggi anche la nazionale delle Far Oer è organizzata. Come minimo devi correre quanto gli avversari, altrimenti perdi. La scelta della Figc di curare le squadre giovanili è la strada maestra”.
NUOVI E VECCHI – Ora in azzurro sono rimasti solo quattro (De Rossi, Pirlo, Gilardino e Buffon) dei celebrati eroi di Berlino. “Pirlo non ha sostituti e per carattere lo vedo bene nel nuovo gruppo – ha spiegato Ringhio – Gigi resta un fenomeno, anche se faccio più fatica a vederlo in un nuovo spogliatoio. Pirlo è un trascinatore sul campo e simpaticissimo nello spogliatoio. E se leader è chi si assume le responsabilità, De Rossi è un leader nato”. I tanto invocati Cassano e Balotelli ora sono in Nazionale: “L’essenziale è che siano loro due a mettersi a disposizione del gruppo, non il contrario – ha detto il rossonero – Il problema è che i talenti italiani si contano sulla punta delle dita: Balotelli, Cassano che non ha più 20 anni, forse Giovinco. Si dà la colpa agli stranieri, ma ci sono campionati con molti più stranieri del nostro”.
MILAN – Quest’estate il nome di Gattuso è finito spesso in mezzo ai rumors del calciomercato. Ma per il calabrese niente mete esotiche: resterà ancora a Milanello. “C’era l’idea dell’estero perché non voglio essere un peso per nessuno, volevo dimostrare che non sono finito. Poi Allegri, che giocava con me a Perugia, mi ha convinto a rimanere al Milan. Non mi andava giù di sentire che mi stavano facendo un piacere a comprarmi. A un anno e 7 mesi dal grave incidente al ginocchio, solo da 3-4 mesi rivedo la luce. Adesso ho voglia di zittire qualcuno. Col senno di poi, non andrei più alla Confederations Cup e non farei più il Rambo in tante occasioni. I vecchi me lo dicevano, ma per capirlo ci ho dovuto sbattere i denti”.
IBRA & Co. – Con i nuovi acquisti il Milan sembra ora lanciatissimo verso ambiziosi traguardi. “Sembravamo un club che non aveva più soldi nemmeno per la spesa al supermercato e in 5 giorni è cambiato tutto – ha detto Ringhio – Dopo questa campagna acquisti di Berlusconi non abbiamo più scuse, dobbiamo battere l’Inter. La Champions, invece, dipende da troppe variabili”. “Allegri è un allenatore che sa di avere 5 campioni in attacco, ma anche che non li può mettere tutti e 5 insieme. Il Real insegna”.
FUTURO – Forse cosa fare da grande, quando appenderà gli scarpini al chiodo, Gattuso lo ha già deciso. O meglio, ha visto di avere una naturale inclinazione per il mestiere dell’agente sportivo. “Quando Cannavaro è andato a Dubai, mi sono piaciuto – ha rivelato il milanista – quella trattativa è partita da me. E capita che gli amici di questa o quella società mi chiedano consigli: la cosa mi inorgoglisce. Qualunque sia il mio lavoro futuro, me lo dovrò meritare. Ancora però non lo so: allenatore, direttore sportivo, procuratore. Vedrò”.
C.Z.
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