Calcioscommesse, parla Omar Milanetto

CALCIOSCOMMESSE MILANETTO ARRESTO DERBY / ROMA – Omar Milanetto, arrestato (poi rilasciato) lo scorso 28 maggio nell’ambito dell’inchiesta di Cremona sullo scandalo Calcioscommesse, ha rilasciato una lunga intervista al settimanale ‘Panorama’. Queste le sue dichiarazioni:

DERBY GENOA-SAMPDORIA – L’ex capitano rossoblu dà la sua versione dei fatti sul presunto tentativo di combine: “L’infamia più grossa per chi, come me, in campo ha sempre dato tutto e ha vinto il maggior numero di stracittadine nella storia del Genoa. Vorrei solo ricordare ai giudici che quel derby l’abbiamo vinto grazie a un mio assist. Quel famigerato derby si è concluso con un violento scambio di accuse tra me e la tifoseria genoana proprio perchè la curva accusava me e la squadra di scarso impegno mentre noi sapevamo di avere dato il massimo. Detto questo, quella partita non compare neppure tra i miei capi d’imputazione. È stato il pm Roberto Di Martino a tirarla fuori, a sorpresa, durante il mio interrogatorio di garanzia. Io sono cascato dalle nuvole e il gip lo ha subito stoppato. Il Tribunale del riesame, poi, non l’ha neanche presa in considerazione nonostante le insistenze del pm. Io al ristorante Il Coccio di Genova, dove si sarebbe parlato di questo accordo, non ci sono mai stato. Sfido chiunque a dimostrare il contrario”.

SAFIR ALTIC – “Non sapevo che Altic fosse pregiudicato, per me era un semplice tifoso, nemmeno tra i più esagitati. Credo che in un mondo dorato come quello del calcio sia normale essere circondati da mille individui di ogni estrazione, sta poi all’intelligenza del singolo giocatore valutare il singolo personaggio. Per quel che mi riguarda, nella mia carriera ho instaurato amicizie per la vita in ogni città dove ho giocato, ma Altic non rientra certamente tra queste”.

LAZIO-GENOA 4-2 – “Fu una partita assolutamente regolare. Magari i ritmi erano un po’ bassi, ma è normale a fine stagione. Quanto ai movimenti, perché dovrei essere proprio io il colpevole? Io vengo tirato in ballo solamente da Carlo Gervasoni, persona che non conosco, e in modo ogni volta diverso:  nel primo interrogatorio accenna alla partita ma non mi nomina neppure, nel secondo sostiene di aver appreso da terzi che io avrei incontrato alcuni esponenti della cosiddetta banda degli zingari, senza specificare quali. Solo a marzo inoltrato, quando già sui giornali erano uscite illazioni su di me, si ricorda – sempre per sentito dire – che avrei incontrato altri due presunti esponenti dell’organizzazione, Hristyan Ilievsky e Alessandro Zamperini. Entrambi hanno negato la circostanza, mentre Almir Gegic (presunto capo della cellula degli «zingari», ndr) dice di non conoscermi”.

ACCUSE – “Perchè mi accusano? Secondo me qualcuno é stato beccato con le mani nella marmellata e pur di non affondare del tutto ha voluto far credere che certi comportamenti siano generalizzati. Non c’è nessun contatto telefonico, sms, neppure un aggancio di celle con gli altri indagati: come avrei potuto parlare con loro, coi segnali di fumo?
Perchè proprio io? Non lo so. Ci ho pensato a lungo, ho riletto decine di volte l’ordinanza di custodia cautelare che mi riguarda, e ancora non capisco come e perché ci sono finito dentro. Posso solo ribadire che sono nel calcio da vent’anni e che ho giocato sempre senza risparmiarmi. Forse la spiegazione è proprio questa: se qualcuno ha deciso di millantare gli sarà sembrato più facile fare il nome di chi, come me nel Genoa e Mauri nella Lazio, era più anziano e conosciuto e aveva vinto molto.

GENOA E CALCIO ITALIANO – “Di solito non metto la mano sul fuoco su nessuno ma credo fermamente nei miei ex compagni di squadra del Genoa. Escludo a priori che qualcuno di loro abbia tenuto comportamenti illeciti lo scorso anno. La Serie A è pulita? Per quel che ho visto io, sì. Credo però fermamente che se qualcuno avesse davvero sbagliato, e ci fossero prove, ripeto prove, inconfutabili a suo carico, dovrebbe pagare. Tutto. Senza nessun patteggiamento, nemmeno sul piano sportivo. Ma allo stesso modo credo sia profondamente sbagliato mischiare nomi, volti, circostanze e semplici dicerie e buttare tutto in pasto all’opinione pubblica. Quando invece dovrebbe sempre prevalere il principio dell’innocenza sino a prova contraria”.

PRESENTE E FUTURO – “I miei compagni del Padova e l’allenatore non mi hanno mai fatto pesare il coinvolgimento nell’indagine. Anzi, mi sono stati vicini, così come la famiglia Preziosi e la maggior parte dei miei ex tifosi del Genoa. Certo, quando giochi in trasferta le curve avversarie ti beccano. Ma questo fa parte del gioco. Mi auguro di restare nel mondo del calcio. Dal processo sportivo mi aspetto molta più attenzione e scrupolosità di quello penale perché mi pare di aver già pagato abbastanza, ho ancora un anno di contratto da giocatore e sarebbe assurdo non poterlo onorare. Dopo mi piacerebbe lavorare sui giovani, ma non con un ruolo di campo: magari collaborare a scoprire talenti. Intanto però cerco di riprendermi la mia vita: famiglia, amici, enoteche, ristoranti, passeggiate. Quelle cose di cui non ci si stanca mai”.

S.D.

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