Radiocalciomercato.it, esclusivo Brozzi su morte Morosini, doping e rimedi

RADIOCALCIOMERCATO ESCLUSIVO BROZZI MOROSINI VISITE MEDICHE TOTTI / ROMA – La morte di Morosini, il doping nel calcio e le possibili soluzioni. Radiocalciomercato.it, la web radio ufficiale di Calciomercato.it, ha contattato in esclusiva Mario Brozzi, ex medico sociale della Roma: “Negli anni del doping, la Roma della mia gestione è stata indenne dalle indagini della giustizia sportiva”, l’esordio dell’ex-medico giallorosso.

MOROSINI – “Quello che ho visto mi ha riportato indietro di tanti anni. E’ ancora lontano il percorso per mettere in sicurezza la vita dei cittadini. Era un ragazzo che si è temprato nella sofferenza, spero che il sorriso di cui parlava la sua fidanzata sia il sorriso eterno del ragazzo. La colpa in questi casi non è di nessuno, manca però una struttura importante in casi di emergenza”.

CAUSE – “Sono sei anni che chiedo di fare più attenzione. Negli ultimi giorni questi episodi si sono verificati con più frequenza. Questo testimonia che dobbiamo riuscire ad attuare più sistemi di controllo per proteggere le vite umane. Come facciamo alle mamme di chiedere di affidarci i loro figli se poi non riusciamo a tutelarli sui campi di gioco? Spero che questa morte ci insegni e ci educhi”.

SOLUZIONI – “Oggi ci sono protocolli diversi per i giovani dilettanti rispetto ai professionisti: ma il cuore di un atleta non cambia in base alla maglia che si indossa. C’è disparità tra la tutela dei professionisti rispetto ai dilettanti, e se pensiamo che certe cose succedono tra i professionisti figuriamoci cosa può accadere a chi non fa dello sport la sua professione: il protocollo medico fatto per i dilettanti è rimasto agli anni 80’, bisogna aggiornarlo. L’atleta deve contribuire, deve cominciare a conoscere il proprio corpo, ad alimentarsi adeguatamente e vivere bene. La futura classe dirigente è un altro fattore importante, deve promuovere lo sport e far si che le visite mediche siano adeguate”.

DOPING – “Non ho mai visto doping nel calcio. Nel 2000, quando ho cominciato con la Roma, il presidente Sensi mi disse di non usare metodi illegali, così come Capello. Sono stato sempre retto alle regole dello sport, e nessuno mi ha chiesto di fare il contrario. Non credo che il doping sia diffuso, però dobbiamo fare attenzione: se prendiamo medicinali per eliminare la stanchezza, dobbiamo sapere che questo va contro natura e quindi dobbiamo evitare di andare oltre questi limiti”.

TOTTI – “L’ho curato durante la frattura della tibia, in prossimità dei Mondiali e quando si è rotto il crociato anteriore, dove lo abbiamo recuperato per la finale di Supercoppa a Milano. Chi conosce Francesco sa che è impossibile non amarlo, non immagino una Roma senza il suo capitano”.

GIUSEPPE ROSSI – “Il primo recupero che abbiamo fatto fu su Emerson e poi su Totti: entrambi li recuperammo nel giro di 4-5 mesi. Se c’è stata una ricaduta vuol dire che qualcosa è andato storto nel gestire la situazione”.

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