Campione ai raggi X: Thierry Henry, l’Arsenal nel cuore

 

CAMPIONE RAGGI X HENRY ARSENAL / LONDRA (Inghilterra) – Quella in corso per la Premier League sembra proprio essere la stagione dei grandi ritorni. Pochi giorni prima che la bandiera del Manchester United, Paul Scholes, tornasse senza clamori ad indossare la maglia dei ‘Red Devils’ dopo il ritiro dello scorso maggio (leggi qui il nostro speciale), il sito web dell’Arsenal aveva ufficializzato l’arrivo in prestito per due mesi di Thierry Henry dai Red Bulls di New York (clicca qui per leggere l’articolo). Per l’attaccante francese si tratta di un ritorno a casa, avendo passato con la maglia dei ‘Gunners’ anni semplicemente indimenticabili.

L’AMICO ARSENE – Nato a Les Ulis, un distretto di Parigi, il 17 agosto 1977 da madre martinicana e padre guadalupense, Henry sin da piccolissimo dimostra una grande affinità con il pallone da calcio, attirando in tal modo su di sé l’attenzione del Monaco, che lo convince a frequentare la prestigiosa accademia di Clairefontaine. Arrivato nel Principato, Henry come allenatore trova Arsene Wenger, e anche se presto il tecnico viene esonerato e sostituito da Tigana, questo incontro sarà decisivo per lo sviluppo della sua carriera.

MONACO E MONDIALE – Il suo impatto con la Ligue 1 è quello di un fuoriclasse: dopo l’esordio nel 1994 ci mette pochissimo per diventare, insieme a Trezeguet, il fiore all’occhiello di una squadra che vince il campionato 1996/97 e l’anno successivo brilla in Champions. Le belle prestazioni nel suo club gli valgono la convocazione in Nazionale e la possibilità di far parte della squadra che si laurea Campione nel Mondiale organizzato proprio dalla Francia: nonostante la relativa amarezza di essere rimasto in panchina nella finale con il Brasile, Henry nel torneo iridato si fa luce alla grande realizzando anche tre gol.

IN ITALIAPochi mesi dopo è già tempo di emigrare dalla Francia: nel gennaio del 1999 la Juventus lo acquista per sostituire Del Piero, infortunatosi gravemente al ginocchio. A Torino Henry è però vittima di un equivoco tattico: Ancelotti lo vede infatti più come esterno che come vero attaccante, e il francese è costretto ad adattarsi in un ruolo che non sente suo. Nonostante le difficoltà in alcune partite fa vedere il suo valore, realizzando anche tre reti. Durante l’estate successiva, dopo la vittoria dell’Europeo in Belgio e Olanda, a sorpresa la Juve decide di venderlo all’Arsenal (sostituendolo con Trezeguet), dove Henry ritrova il suo mentore Wenger: ha inizio la fase più lucente della sua carriera.

‘GUNNERS’ – In Inghilterra, da ala veloce e talentuosa, Henry si trasforma in uno dei bomber più prolifici del calcio mondiale: nel corso delle sue otto stagioni londinesi realizza la bellezza di 227 reti, conquistando, oltre a vari titoli con la squadra (2 Premier League, 3 Coppe d’Inghilterra e 2 Community Shield), quattro volte la palma di miglior marcatore del campionato inglese e due volte la Scarpa d’Oro. Giocatore dalla tecnica eccelsa, Henry combina la sua grandissima velocità ad un senso della posizione raro da trovare in altri, che gli consente di farsi trovare spessissimo nella posizione più adatta per far partire un contropiede o per concludere a rete un’azione corale. Con il passare del tempo da attaccante esterno o seconda punta si è trasformato in centravanti puro, ovviamente dalle caratteristiche molto diverse da quelle di un tipico animale d’area di rigore. Wenger lo ha saputo valorizzare al massimo, e non ha saputo negargli la possibilità di lasciare i ‘Gunners’ quando è arrivata la proposta del Barcellona, il club che battendo l’Arsenal nella finale di Champions del 2006 ha impedito la definitiva consacrazione di una squadra e di un progetto tecnico per certi versi irripetibili.

TRA IL CAMP NOU E L’OLIMPICO – In Catalogna Henry arriva nel 2007, con il palese obiettivo di far finalmente sua la “coppa con le grandi orecchie”. Dopo una prima stagione non all’altezza delle aspettative, l’obiettivo viene centrato nel 2008/2009, quando, con Guardiola al primo anno in panchina, i ‘blaugrana’ centrano uno storico ‘Triplete’. Con la Coppa dei Campioni alzata all’Olimpico di Roma, Henry completa la sua bacheca, e, complice l’esplosione di Pedro l’anno successivo, decide di concludere la sua carriera nel competitivo calcio europeo, accettando la faraonica offerta dei New York Red Bulls.

NEW YORK-LONDRA A/RDopo un anno e mezzo nella ‘Grande Mela’, la nostalgia dei gloriosi anni inglesi inizia a farsi sentire, e a seguito di una silenziosa trattativa Henry riesce a convincere il suo club a farsi mandare in prestito per il periodo della pausa invernale della MSL all’Arsenal, squadra chhe ormai gli è entrata dentro (a mo’ di quanto faceva Beckham, che si divideva tra Los Angeles Galaxy e Milan). Il ritorno in maglia biancorossa assume i toni della favola quando il francese, pochi minuti dopo il suo ingresso in campo, realizza la rete che decide la sfida di FA Cup contro il Leeds (guarda il video del gol). Poche settimane più tardi arriva la replica in campionato nel 7-1 al Newcastle. I gol nell’Arsenal sono così diventati 229: numeri da campione, numeri da Thierry Henry.

 

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