Cinema, ‘Il pezzo mancante’: i segreti degli Agnelli

La locandina de 'Il pezzo mancante'

CINEMA IL PEZZO MANCANTE / ROMA – Nel docu-film di Giovanni Piperno, ‘Il pezzo mancante‘, viene trattata la storia della dinastia italiana che nel 1866, ad una manciata di anni dall’unità d’Italia, fu artefice della fondazione della principale industria automobilistica italiana, la Fiat. Dal capostipite Giovanni Agnelli all’ultimo discendente John Elkann, la pellicola tenta di ripercorrere i fatti salienti che hanno caratterizzato la vita della famiglia, soffermandosi a far luce, ad esempio, sul semi-sconosciuto Giorgio Agnelli, fratello di Gianni, scomparso nel 1965 in una clinica psichiatrica svizzera, oppure sul figlio secondogenito dell’Avvocato, Edoardo, morto suicida nel 2000 in circostanze non ancora del tutto chiare, liquidato frettolosamente come “quello un pò strano”.Lo stile adottato dal regista, benché risulti a fasi alterne discontinuo, racconta attraverso sequenze animate tratte dal repertorio ‘Cine Fiat’ e dagli archivi televisivi, il messaggio che la famiglia Agnelli si è trovata ad incarnare negli anni: la sana operosità piemontese mista all’amore per lo stile ed il bello è stata per molti anni nell’immaginario comune il volto di un’Italia che piace, un’Italia che tuttavia cela sofferenza dietro le apparenze. Il documentario si sofferma sulle tragedie umane e familiari vissute in prima persona dallo stesso Gianni: la cancellazione dall’albero genealogico del fratello pazzo ed incapace di gestire gli affari, per questo annullato, o del figlio Edoardo, anch’egli ritenuto incapace di gestire gli affari di famiglia.
La scelta del regista ricade principalmente sul racconto dei fatti, lasciando poco spazio alle testimonianze, fra le quali tuttavia non possiamo non citare l’intervento di Gelasio Gaetani, amico fraterno di Edoardo, oppure l’intervista a Marta Vio, pittrice e poetessa che per dieci anni fu compagna di vita di Giorgio Agnelli, il vero protagonista del film: ”Non bisogna fare mea culpa – sostiene Piperno – perché nessuno sapeva dell’esistenza di Giorgio Agnelli. E ancora oggi nessuno lo sa. Finché è stato vivo Gianni Agnelli non si era mai parlato di questo fratello. Se ne accennava di sfuggita in un libro francese, ‘Agnelli – l’irresistibile’, pubblicato prima della morte dell’Avvocato e poi subito ritirato dal mercato. Giorgio è diventato per noi il simbolo di tutte le cancellazioni. Spiace dirlo, ma la sua è una storia molto banale – commenta infine il regista: tutte le famiglie alto borghesi, diciamo fino agli anni ’60, rinchiudevano i parenti con problemi psichiatrici nelle cliniche svizzere o di Milano”.

Emiliano Tarquini


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