Cinema, Parenti corona il sogno con ‘Amici miei: come tutto ebbe inizio’

Amici miei: come tutto ebbe inizio
CINEMA AMICI MIEI COME TUTTO EBBE INIZIO / ROMA – Prequel della famosa trilogia ‘Amici miei’, ‘Amici miei: come tutto ebbe inizio’ è il prodotto cinematografico con cui il regista Neri Parenti corona il sogno di dirigere il quarto ‘capitolo’ di uno dei massimi capolavori della commedia noir italiana.
Ambientato nella Firenze quattrocentesca dei Medici, la storia si struttura attraverso la presentazione di cinque amici irresponsabili e privi di scrupoli, amanti dell’arte della ‘zingarata’ di monicelliana memoria. Il periodo storico porta con sé i problemi tipici del Medioevo, con cui sono costretti a convivere i cinque protagonisti: la peste, la povertà ed i profeti di sventura come Savonarola, giunto in città a predicare l’Apocalisse e ad infliggere castighi.
In gran parte ricalcando le orme dei film di Monicelli, questo film presenta Paolo Hendel nei panni di Jacopo (l’indimenticato Sassaroli di Adolfo Celi), Massimo Ghini occupato ad emulare le gesta del Mascetti dell’inarrivabile Ugo Tognazzi attraverso l’interpretazione di Manfredo, Michele Placido impegnato nel ruolo di Duccio nel tentativo di imitare il Perozzi di Philippe Noiret, mentre Giorgio Panariello è Cecco, impegnato nel ruolo del ‘barista Necchi’, già magistralmente interpretato prima da Duilio del Prete e poi da Renzo Montagnani. L’unico ad esulare dai cliché prestabiliti dalla storia dettata da Germi-Monicelli-Loy è Cristian De Sica nel ruolo di Filippo, un nobile diametralmente distante dall’architetto Melandri cui Gastone Moschin dedicò – probabilmente – la sua migliore interpretazione cinematografica.
Sebbene siano riscontrabili alcune differenze tra la novità e l’originale, l’idea di prolungare i tempi scanzonati tipici della giovinezza e l’esorcismo della morte attraverso la fuga da ogni responsabilità che la vita adulta propone attraverso il ricorso alle celeberrime ‘zingarate’, fanno del film di Neri Parenti una copia raffazzonata dell’originale con l’aggiunta di un forte sapore tipico del cine-panettone. Persa anche la ‘bellezza artistica’della celeberrima ‘supercazzola’, magnifica espressione del nonsense sfoderata dal Conte Mascetti e qui trasformata in semplice turpiloquio.
L’attuale scenario cinematografico italiano sembra – dunque – costretto ad ammettere la scarsità di nuove idee che lo affligge ormai da diverso tempo, pur continuando ad ostinarsi nella replica del ‘già visto e già sentito’ col rischio aggiuntivo di rovinare la memoria dell’originale.
Film dedicato agli amanti della comicità becera tipica del cine-panettone che tenta ostinatamente di infangare il ricordo della trilogia-cult ideata da Pietro Germi, realizzata da Mario Monicelli nel 1975 e successivamente riproposta da Nanni Loy nel 1980.

Emiliano Tarquini

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