Poco indicato a chi soffre di claustrofobia, ‘Sanctum 3D’ si svolge per quasi la sua totalità nelle profondità marine, fra buio, strettoie soffocanti e scarsità d’ossigeno. Puntando principalmente su questi fattori per colpire il pubblico, e sulla tecnologia 3D, il regista Alister Grierson probabilmente non riesce a dare al pubblico quanto è indubbiamente nelle sue capacità, regalando un’opera che sembra essere una delle tante destinate alla seconda serata estiva, ricca di luoghi comuni e dai tratti dei protagonisti descritti direttamente dai personaggi stessi, le cui psicologie risultano essere molto semplicistiche e canoniche, tipiche dei conflitti personali ed interpersonali da manuale di psicologia per telefilm: “Mio figlio non mi capisce”, “Io sono pieno di soldi ma non ho un briciolo del coraggio di quest’uomo”, “Papà non mi ha mai dimostrato il suo amore e pensa solo ad esplorare”.
Il film viene pubblicizzato nei trailer mostrando – a caratteri cubitali – il nome di James Cameron, già regista di ‘Avatar’, il cui apporto a ‘Sanctum 3D’, tuttavia, è minimo, essendone solo il produttore.
La trama è abbastanza semplice, e si confà al film. L’esperto speleologo Frank McGuire, che ha esplorato le grotte di Esa-ala nell’Oceano Pacifico per diversi mesi, si trova improvvisamente bloccato da un’alluvione in una di esse assieme al figlio adolescente Josh ed al finanziere Carl Hurley. Le provviste di cibo e d’acqua scarseggiano e la piccola squadra di esploratori dovrà riuscire nell’impresa di trovare l’uscita della grotta quanto prima possibile, attraversando stretti e tortuosi cunicoli nel tentativo di uscire “a riveder le stelle”.
Il film, tuttavia, può essere una piacevole visione per chi apprezza la fantascienza ed i ‘disaster movie’ in generale, di cui ‘Sanctum 3D’ è la somma, e per chiunque voglia calarsi nei panni di un gruppo d’esploratori sospesi fra la vita e la morte.
Emiliano Tarquini
