Calciopoli, maresciallo Zampa: “Qualcosa non mi torna”

Il processo Calciopoli (La Presse)
CALCIOPOLI / PERUGIA – Calciopoli ha fatto e farà parlare e scrivere ancora per moltissimo tempo. Sull’argomento è stato pubblicato anche un libro a fumetti da parte del maresciallo dei carabienieri Francesco Zampa che, in una intervista a ‘Tuttosport’, palesa i suoi dubbi sulle indagini svolte dal collega Vincenzo Auricchio e sull’esito del processo sportivo:

“Tante cose mi hanno spinto a scrivere e disegnare, ma una delle molle più importanti sono stati i miei due figli tifosi della Juventus come me. Volevo raccontare loro questa perché imparassero la lezione che ho imparato io: sempre pensare con la propria testa e non credere a prescindere a quello che ci viene venduto senza prove a confermarlo. Nel 2006, quando uscirono le prime intercettazioni, io credetti alla colpevolezza della Juventus. Leggevo titoli molto forti sotto ai quali c’erano però articoli poco consistenti e poveri di circostanze precise per configurare l’illecito sportivo. Qualcosa non mi tornava. Nel rapporto dei carabinieri si usano parole gravi, si descrive una situazione molto preoccupante, ma non si entra mai nel merito dei fatti: dov’è la famigerata valigetta con i soldi o qualcosa di simile? In un’indagine bisogna prima elencare i fatti, poi trarre le conclusioni. Le intercettazioni? Devono essere un mezzo non una prova in sé. Nel caso di Moggi bisognerebbe capire quando e come ha costretto un arbitro a favorire la Juventus. E diventa difficile dimostrarlo senza una telefonata una fra Moggi e gli arbitri. Così come è difficile dimostrare che gli arbitri che avrebbero fatto parte della cupola erano asserviti alla Juventus, visto che la media punti dei bianconeri con loro è inferiore a quella con gli altri direttori di gara”.

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