Juventus, Bonucci spiega: “Sono rinato grazie al motivatore”

JUVENTUS NOTIZIE INTERVISTA BONUCCI MOTIVATORE / TORINO – Leonardo Bonucci, difensore della Juventus, ha rilasciato un’intervista alla ‘Gazzetta dello Sport’, nella quale ha spiegato il segreto della sua rinascita in bianconero. Queste le sue parole:

L’INCONTRO CON ALBERTO, IL MOTIVATORE – “La prima volta ho avuto paura. In meno di 30 minuti mi disse delle cose talmente personali da impressionarmi. Chi era questo sconosciuto che scavava dentro di me dando l’impressione di conoscermi da sempre? ‘Leo, lascialo stare’ ripetevo nei 10 giorni successivi. E invece… Da 4 anni lavoriamo insieme: allora frequentavo la tribuna dello stadio di Treviso oggi sono alla Juve e in Nazionale. Come mi aveva scritto in un bigliettino dopo il terzo incontro. C’è un soldato che vive dentro di me, ma prima non lo sapevo. Gli abbiamo dato un nome: Leonardobi. L’ho scritto sulle scarpe perché quando si gioca è una battaglia. Lo so, vi sembra strano. Non capite. Neppure io 4 anni fa quando ero in tribuna a Treviso…”.

PERPLESSITA’ – “Chi non conosce certe situazioni può sorridere e qualche compagno di squadra mi prende in giro. Ci sta, ho imparato a non giudicare grazie ad Alberto. Al posto loro proverei questa esperienza: a me ha dato tantissimo”.

TREVISO – “Stavo perdendo autostima, fiducia e la mia carriera era in pericolo. Con Alberto ho ritrovato serenità. Sono andato a fondo ad alcune situazioni che mi portavo dentro da tempo e creavano dei problemi. Questo mi ha aiutato anche a livello fisico: sto bene fisicamente e mentalmente. A Treviso avevo un problema con il tecnico Gotti, abbiamo iniziato a risalire da qui. Per un calciatore è vitale stare in sintonia con il proprio allenatore. Io mi sono messo al servizio prima di Ventura e poi di Antonio Conte e Cesare Prandelli. Sono un soldato, loro i miei capitani: mi guidano in ogni partita”.

CALCIOSCOMMESSE – “La vicenda aveva lasciato delle scorie interne, da eliminare. Fatto prima di Firenze”

IL METODO DI ALBERTO – “Facciamo cose particolari, ma sono nostre. A volte servono incontri di ore. Di solito vedo Alberto o lo sento una/due volte alla settimana. E sempre prima di una partita. Alla fine sono carico di una energia positiva e scendo in campo consapevole della mia forza. Esagero? No, mi assumo le responsabilità chieste dall’allenatore. E se sbaglio non mi faccio condizionare, questa è una delle cose che ho imparato. Tutti commettiamo errori, l’importante è cancellarli e ripartire. Avendo bene in testa i miei limiti. Non mi spingo mai oltre”.

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