Italia-Usa: tutto sulla squadra di Klinsmann

ITALIA-USA AMICHEVOLE SCHEDA / ROMA – Se il ventesimo secolo è stato contrassegnato dalle emigrazioni europee negli Stati Uniti (e non solo), il ventunesimo ha visto, per quanto concerne l’ambito calcistico, invertire provenienza e destinazione. E’ così che il ‘soccer’ statunitense, da sempre nascosto da sport più radicati come basket, baseball e football, si è creato una fetta importante di tifosi, resa tale non solo dalla presenza di propri compatrioti nei maggiori campionati del vecchio continente ma anche grazie alle notevoli prestazioni che hanno contraddistinto la nazionale a stelle e strisce nell’ultimo decennio.

La storia calcistica degli USA inizia a scrivere la sua prima pagina importante nel 1930, quando giunse al terzo posto nella prima edizione di un Mondiale. In quell’occasione la Jugoslavia si rifiutò di scendere in campo nella finalina terzo-quarto posto che, la Fifa, fu costretta ad assegnare a tavolino. Episodio, questo, che rimase tale per diversi decenni.

Da allora fino al 1994 la Nazionale scomparve dal panorama del calcio Mondiale (presenti solo alle edizioni del 1934 e del 1950, in seguito mai qualificati per la fase finale fino all’edizione 1990). Proprio quell’anno è servito da rilancio: la possibilità di ospitare la manifestazione entro i propri confini, ha consentito agli USA di rientrare in un meccanismo che li aveva visti, fino ad allora, tagliati fuori. La sconfitta per 1-0 contro il Brasile agli ottavi di finale di quel campionato intercontinentale non lasciò l’amaro in bocca, bensì fu motivo di orgoglio sia per tutti coloro che già seguivano il calcio sia per i neofiti di allora.

Dopo un non brillantissimo mondiale 1998, il 2002 è l’anno che segna una prima vera consacrazione: la Nazionale statunitense, guidata da Bruce Arena, passa il girone eliminatorio (mandando a casa il Portogallo) e supera anche l’ostacolo Messico (primo nel girone con l’Italia) agli ottavi. Landon Donovan e Brian McBride furono i veri e propri trascinatori di quel mondiale che finì ai quarti, quando la Germania si impose 1-0 grazie a un gol di Ballack.

L’ultimo acuto, a livello internazionale, riguarda la Confederation Cup del 2009, in cui gli Stati Uniti, sotto la guida di Bob Bradley, si piazzarono al secondo posto, sconfitti in finale dal Brasile.

PUNTI DI FORZA – Tradizionalmente costruita su basi forti, con un centrocampo robusto, la Nazionale statunitense gestisce il gioco con attenzione. La qualità dei componenti della squadra si è alzata col passare degli anni, vista la possibilità di giocare, con sempre più continuità, nei migliori campionati europei. Il numero di giocatori presenti in Nazionale è, nella maggior parte, composto proprio da elementi che frequentano campionati nordici o centroeuropei.

Il faro del centrocampo è Micheal Bradley. Giocatore conosciuto in quanto milita nel Chievo Verona e nel quale è oramai un titolare inamovibile. Un giocatore dotato di tanta quantità che sa abbinare le qualità di interdizione con quelle di impostazione.

In attacco, vista l’assenza di Landon Donovan, ci sarà Clint Dempsey. Il ventottenne del Fulham è balzato alle cronache nel marzo 2010 quando si rese protagonista di un pallonetto vincente contro la Juventus nella partita valida per il ritorno degli ottavi di Europa League. Dempsey è sinonimo di estro e fantasia in una squadra che, questa sera, girerà, presumibilmente, attorno a lui.

PUNTI DEBOLI – Carlos Bocanegra, difensore centrale e capitano di questa Nazionale, è un valido difensore anche se spesso si è reso protagonista di alcune disattenzioni cruciali. Il reparto arretrato ha sicuramente dalla sua parte elementi di esperienza ma, in tal senso, sembra mancare un vero e proprio ricambio generazionale visto che, assieme a Bocanegra, gioca un altro veterano come Steve Cherundolo, in Nazionale dal 1999. Tolto Dempsey, di un livello o qualcosa di più sopra agli altri, gli USA non vantano campioni con la ‘C’ maiuscola.

TALENTI A CONFRONTO – Clint Dempsey, come detto precedentemente, è un giocatore dall’ottimo rendimento. Assieme a Jozy Altidore, attaccante che sembra aver trovato una vera e propria identità all’Az Alkmaar, compone un reparto tatticamente perfetto nel quale ricopre il ruolo di seconda punta anche se Klinsmann tende, talvolta, a schierarlo nella linea dei centrocampisti quando opta per il 4-5-1.

FORMAZIONE – L’assenza di Onyewu (parentesi infelice nel Milan, dove si è reso celebre solo per una lite con Ibrahimovic), che ha sempre operato in maniera maggiormente convincente in Nazionale più di quanto non abbia fatto con le squadre di club, porterà Klinsmann a rivedere alcune scelte nell’assetto difensivo. Quasi certa la presenza di Tim Howard tra i pali, il pacchetto arretrato è costantemente composto da quattro difensori con Cherundolo a destra, Bocanegra e Goodson al centro e uno tra Spector e Parkhurst a sinistra (entrambi esterni destri ma con possibilità di adattamento sull’altro lato per via dell’assenza di Chandler). Più avanti ci sono maggiori dubbi: Klinsmann tende ad alternare, anche in corso d’opera, il 4-5-1 al 4-4-2, ma i titolari, solitamente, sono gli stessi a prescindere dal ruolo ricoperto. Stasera, dunque, la linea mediana dovrebbe essere composta da Edu, Bradley, Williams e Shea. In avanti il tandem d’attacco sarà formato da Dempsey e Altidore.

CONFRONTI DIRETTI – Sono ben 10 i match che hanno visto fronteggiarsi Italia e Stati Uniti. Il bilancio è praticamente a favore degli azzurri che hanno vinto 7 incontri, pareggiandone 3. Il primo match fra le due nazionali risale al Mondiale del 1934 quando la Nazionale guidata da Vittorio Pozzo vinse 7-1 il match valido per gli ottavi di finale di quella rassegna. Il ricordo più recente risale alla Confederation Cup del 2009 quando l’Italia vinse 3-1 ribaltando la rete di Donovan con le segnature di Rossi (doppietta) e De Rossi.

UOMINI MERCATO – Sono solo due i giocatori statunitensi che, fino ad ora, hanno militato nella massima serie italiana: Alexi Lalas, e Micheal Bradley (Oguchi Onyewu non ha mai esordito in Serie A). Il trend dovrebbe proseguire su questa linea. Difficile, dunque, vedere nell’arco delle prossime stagioni uno degli uomini di Klinsmann in Serie A. Non sono molti i giocatori made in USA a vantare un buon mercato, in questo momento. Dempsey dovrebbe restare al Fulham fino alla fine del suo contratto che scade nel 2013, anche se i ‘Cottagers’ potrebbero decidere di fare cassa subito in estate. In prospettiva, proviamo a scommettere un euro su uno dei giocatori meno conosciuti: Brek Shea, classe 1990, è una presenza fissa nello scacchiere di Klinsmann. Attualmente gioca nel Dallas Fc ma non è detto che tra qualche anno possa fare il grande salto e trasferirsi in Europa. A giugno andranno in scadenza i portieri Howard (Everton) e Guzan (Aston Villa), così come i difensori Parkhurst (Nordsjelland, campionato danese) e Cherundolo (Hannover 96).

Hervé Sacchi

Usa (Getty Images)

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