Campioni ai Raggi X: Robinho e quella profezia di Pele’

Robinho (Getty Images)

ROBINHO AI RAGGI X / ROMA – Nel campionato di Serie A sono tanti i giocatori di qualità ma uno, solo uno, può vantare a buon diritto il titolo di “erede di Pelè”: è Robinho, che ancora minorenne venne scelto da O’Rey in persona come suo ‘herdeiro’. La profezia, non temiamo smentita, non ha trovato effettivo riscontro col passare degli anni nonostante il palmares del calciatore nato a São Vicente conti 2 Confederations Cup (2005 e 2009) e 1 Copa America con il Brasile nonché diversi titoli conquistati da protagonista nei club in cui ha militato.

CARATTERISTICHE TECNICHE – Seconda punta, attaccante esterno o trequartista, Robinho fa della rapidità e della facilità di dribbling i suoi maggiori punti di forza. La sua tecnica individuale, da puro giocoliere del calcio, è quella tipica dei giocatori verdeoro. Il difetto maggiore che gli si può imputare è sicuramente la scarsa lucidità sotto porta, che spesso lo rende protagonista  di errori marchiani che fanno letteralmente infuriare i suoi tifosi.

LA CARRIERA – Dopo un passato eccellente nel ‘futsal’, nel 2002 appena maggiorenne firma il suo primo contratto da professionista con il Santos. Con il leggendario club brasiliano conquista 2 campionati nazionali raggiungendo nel 2003 anche una finale di Copa Libertadores, persa contro gli argentini del Boca Juniors. Con 60 goal in 142 presenze, il giovane attaccante attira su di sé le attenzioni dei maggiori club europei.
Nell’estate del 2005, è il Real Madrid ad acquistare il cartellino del calciatore per una cifra vicina ai 30 milioni. In Spagna, con la maglia numero 10 sulle spalle, il brasiliano vive 3 stagioni tra alti e bassi, contribuendo alla conquista di 2 titoli nazionali consecutivi nel 2007 e nel 2008. Con 35 goal in 137 presenze, risulta essere il terzo marcatore delle ‘merengues’ nel periodo in cui vi ha militato (dietro solo a Raul e a Van Nistelrooy).
Dopo un lungo tira e molla per il rinnovo del suo contratto, Robinho si decide a tentare l’esperienza inglese. Quando tutto sembra pronto per una sua cessione al Chelsea, nelle ultime ore del mercato estivo 2008 il Manchester City (nello stesso giorno in cui la società diviene di proprietà degli sceicchi arabi) acquista il giocatore con un blitz da 42,5 milioni di euro. La prima stagione è un successo personale: con 14 reti è il cannoniere stagionale del club ed il quarto in Premier League. L’anno successivo, però, complice un infortunio che lo tiene lontano dai campi da gioco per tre mesi, si rivela un disastro.
Temendo di perdere il ‘treno’ per i Mondiali in Sud Africa, a gennaio il calciatore opta per il ritorno (in prestito per sei mesi) al Santos, con cui conquista un Campionato Paulista e una Copa do Brasil. Esaurita la parentesi in terra natia, l’attaccante torna suo malgrado in Inghilterra, con poca voglia di rimanerci.

IL MILAN – In soccorso dello scontento Robinho arriva il Milan che, il 31 Agosto 2010, lo acquista a titolo definitivo per 18 milioni di euro. In Italia il calciatore ritrova il sorriso: alla sua prima stagione vince da protagonista lo Scudetto segnando 14 reti che lo rendono, insieme a Pato e ad Ibrahimovic, il miglior marcatore della squadra.
L’annata in corso non è certo iniziata sotto i migliori auspici dal momento che un edema osseo nella regione inguinale lo ha tenuto fermo ai box per diverse settimane. Ristabilitosi dall’infortunio e tornato a disposizione di Allegri, però, il calciatore ha ripreso a dare il suo ormai consueto apporto alla causa rossonera, con 8 goal realizzati ma tanti altri letteralmente ‘divorati’ a pochi centimetri dalla porta. Durante il mercato di gennaio si sono rincorse insistenti voci su una partenza in estate di uno tra lui e Pato. Se vorrà guadagnarsi la conferma, ‘Binho’ dovrà dimostrare da qui in avanti di saper sfruttare tutte le occasioni a sua disposizione, anche quelle più facili e (quasi) impossibili da sbagliare.

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