Campione ai raggi X: Daniele De Rossi e la scelta più difficile

CAMPIONE RAGGI X DE ROSSI / ROMA – A pochi mesi dalla scadenza del contratto che lo lega alla Roma, poco o nulla si sa sul suo futuro, se non che nel caso non dovesse rinnovare nel giro di poche settimane con la Roma, diventerà il pezzo più pregiato e il migliore affare possibile del prossimo mercato. La telenovela della trattativa tra Daniele De Rossi e la Roma è in una fase di stallo, e tra i tifosi romanisti cresce l’allarmismo. Anche in considerazione del fatto che il numero 16 giallorosso dal prossimo febbraio potrà accordarsi con il club che preferisce, lasciando la squadra in cui è cresciuto è di cui è smodatamente tifoso con un pugno di mosche in mano.

La sua storia ci dice che però, se distacco sarà, il centrocampista se ne andrà con l’amaro in bocca, per non aver potuto ripercorrere le orme di Francesco Totti fino in fondo: chi ama il calcio di una volta, quello in cui più che le vittorie e i soldi a contare erano i sentimenti, non può non augurarsi che De Rossi resti a Trigoria, diventando in sostanza il simbolo della nuova Roma “americana”, tanto ambiziosa quanto spaesata dopo il difficile inizio.

De Rossi nasce ad Ostia il 24 luglio del 1983, nell’estate successiva al secondo Scudetto della storia dellaRoma, e il suo percorso sportivo è quello di un predestinato: dopo aver mosso i primi passi nell’Ostiamare passa alla Roma, società in cui lavora il padre Alberto (attualmente tecnico della squadra Primavera Campione d’Italia), che ha un passato di calciatore nelle serie minori. A Trigoria Daniele si trasforma presto da promettente attaccante in centrocampista completo. Sebbene spesso oscurato da giocatori più considerati di lui come ad esempio Alberto Aquilani, di De Rossi presto si accorge Fabio Capello, che lo fa esordire nell’ottobre 2001 in Champions League contro l’Anderlecht. Per il debutto in Serie A il giovane talento deve attendere più di un anno: Capello lo manda in campo il 25 gennaio 2003, in una serata storta per la Roma che sul neutro di Piacenza perde 2-0 contro il Como.

Nel corso della stessa stagione De Rossi viene impiegato altre volte, dopo aver definitivamente convinto il futuro CT dell’Inghilterra nel corso di un Roma-Triestina di Coppa Italia in cui disputa una grande partita. Arriva anche il primo gol, un gran destro da fuori in un Roma-Torino che termina 3-1. Nell’ultima stagione di Capello sulla panchina dei giallorossi De Rossi si ritaglia via via uno spazio sempre più importante in una squadra che per tutto il campionato contende il primato al Milan.

Alla fine dell’anno Capello “tradisce” la piazza romanista firmando con la Juventus, e il centrocampista, che è diventato uno dei punti fermi dell’Under 21, diventa un punto fermo nel corso di una stagione travagliatissima per la sua squadra, alla cui guida in pochi mesi si alternano ben quattro allenatori. A livello personale De Rossi però si toglie la grande soddisfazione di entrare a far parte della Nazionale di Lippi, nella quale esordisce (con tanto di gol) in una gara di qualificazione a Germania 2006 contro la Norvegia a Palermo. La stagione successiva arriva la definitiva consacrazione, con Spalletti che ne fa uno dei punti fermi della sua spettacolare Roma che batte il record di vittorie consecutive in campionato.

Al Mondiale di Germania Lippi fa capire di puntare forte su di lui, ma un attimo di follia rischia di compromettere tutto: nella seconda partita della magnifica cavalcata azzurra verso la finale di Berlino De Rossi colpisce con un’assurda gomitata lo statunitense McBride. La Fifa lo stanga con una squalifica di quattro giornate, consentendo così a Daniele di rientrare solo nella “partita delle partite” contro la Francia, durante la quale però sostituisce Totti e realizza uno dei rigori che consegnano la Coppa del Mondo agli Azzurri.

Dopo essere salito sul tetto del mondo, per De Rossi è tempo di grandi traguardi anche con la sua Roma: negli anni successivi i giallorossi sfiorano lo Scudetto e si aggiudicano due volte la Coppa Italia. Schierato davanti alla difesa è uno dei fari di una squadra ammirata in tutta Europa per le sue manovre di gioco rapide e spettacolari, nonostante i crescenti problemi economici della famiglia Sensi. Agli Europei del 2008, dopo aver disputato un grande match contro la Francia, fallisce il suo tiro dal dischetto nel quarto di finale con la Spagna, che lancia gli iberici verso la vittoria finale.

Sebbene venga eletto calciatore dell’anno italiano dall’Aic nel 2009 le stagioni successive non sono semplicissime per De Rossi, che sembra aver perso un po’ di lucidità in campo forse anche a causa di alcuni problemi personali: tutto ciò non gli impedisce di essere comunque uno dei grandi protagonisti con sette reti realizzate dell’incredibile galoppata della squadra di Ranieri (subentrato da pochi mesi a Spalletti) che sfiora il titolo nella primavera nel 2010. Il Mondiale sudafricano si rivela una grande delusione a chi credeva possibile una conferma per l’Italia di Lippi, così come la stagione successiva a chi considerava la Roma come una delle più accreditate favorite per lo scudetto.

La scorsa estate a Trigoria cambia tutto: nuova società, nuovo allenatore, nuovi giocatori. Ciò che non è cambiato è la totale fiducia dell’ambiente verso “Capitan Futuro” (come da anni è ribattezzato in attesa che possa fregiarsi stabilmente della fascia portata da Totti da più di dieci anni), che è dal primo momento al centro dell’innovativo (quanto difficile) progetto tecnico di Luis Enrique. Anche in Nazionale Prandelli lo ha subito eletto a punto fermo, nella squadra che ha ridato entusiasmo al movimento calcistico italiano “devastato” dal fallimento sudafricano e che ora guarda senza paura agli Europei di Polonia e Ucraina.

A giugno De Rossi indosserà la maglia azzurra già sapendo se di lì a poco continuerà a indossare quella della Roma o di uno dei più importanti club europei disposti a ricoprirlo d’oro pur di averlo. La scelta non è certo facile: a Daniele De Rossi l’ardua sentenza.

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