Lecce, Eusebio Di Francesco si racconta fra Zeman e calcio offensivo

LECCE DI FRANCESCO ALLENATORE INTERVISTA / ROMA – La nuova tendenza del pallone, in antitesi al resto della società, è quella di dare spazio ai giovani. Almeno per quanto riguarda la panchina. Ovvero sono sempre più numerosi i tecnici alla prima esperienza che guadagnano un posto nella massima serie. Pep Guardiola con il suo Barcellona dei miracoli ha fatto capire ai presidenti che non è un requisito indispensabile per vincere avere una certa età. Eusebio Di Francesco, 41 anni, esordirà in questa stagione in serie A alla guida del Lecce. “Sono arrivato presto ma non in modo inaspettato – ha detto l’ex giallorosso al Corriere dello Sport – Ho smesso di giocare a 36 anni e ho provato a fare il team manager alla Roma. Ho staccato e per due anni, mentre studiavo per diven­tare allenatore, ho gestito uno stabilimento balneare con Delli Carri”. Poi il Lanciano: “Era in preventivo, purtroppo mi mancava il campo. Lì ho capito che non si deve avere fretta”.

GIOVANI – “Per noi è una fortuna per dimostrare le eventuali capacità, avere l’occasione per farlo – ha spiegato Di Francesco – Una volta era difficile, occorre­va fare tanta gavetta, si arrivava a una certa età in A, ma i fatti dicono che questa rivoluzione culturale può dare buoni frutti. C’è l’esempio di Guardiola, quello di Montella in casa nostra. Giovane è anche Sannino che ha ottenuto il giusto premio per il suo lavoro. Vero, altri giovani sono state meteore, ma non sempre le cose van­no male per colpa degli allenatori il cui lavoro va visto negli allenamenti. I risultati non sempre ne sono il compendio, un episodio può cambiare il destino di una gara e spesso di un allenatore”.

ZEMAN – Di Francesco ha una particolare predilezione per Zeman: “La prima: da ogni allenatore ho appreso qualcosa e li stimo tutti. Per Zeman ho altre due cose da precisare: è stato mio allenatore alla Roma. La seconda: il calcio l’ho conosciuto quale ultras del Pescara, prima di trasferirmi giova­nissimo all’Empoli. Zeman mi ha insegnato molto, con lui si soffre in ritiro dove ti fa capire la tua forza, quin­di non posso che dirne bene. Quale tifosissimo del Pescara, penso e spero che possa rilanciarsi riempiendo di nuovo lo stadio come quando abbia­mo vinto il campionato. Farò il tifo per lui, ma non dovrà deludermi”.

LECCE – Ecco il calcio di Di Francesco: “Niente schemi fissi nè numeri aridi. Prediligo il 4-3-3, il modulo del momento. Per quello che esprime a livello offensivo e difensivo, riesce a dare un gioco più equilibrato ma con una certa propensione ad offendere. Gioco offensivo? Bisogna saperlo fare, dipende molto dagli elementi. C’è da completare l’organico ma non mi sento in ansia, so di potere dare una certa mentalità alla squadra il cui lavoro settimanale deve servire per attuare le cose in campo con tante certezze”.

CALCIATORI – L’età non incide sul rapporto con i giocatori: “Sono disponibile al dialogo, se c’è qualcosa che non va, mi piace parlarne e condividere certe scelte. Alla fine decido sempre io. Esigo rispetto dei ruoli, non sono un fratello maggiore tanto meno devo essere visto come un ex calciatore. Sono l’allenatore, certamente colla­borativo, pronto a parlare coi giocatori, lo staff tecnico, i medici, chiun­que lavori con il mio stesso obiettivo, senza trascurare nessun dettaglio”.

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