Inter, direttore Gazzetta risponde a Moratti

INTER DIRETTORE GAZZETTA MORATTI / MILANO – Nella giornata di ieri il presidente dell’Inter, Massimo Moratti, aveva attaccato ‘La Gazzetta dello Sport’ rea, a suo dire, di aver fatto una “battaglia contro di noi” in relazione a ‘Calciopoli’ dopo le accuse di illecito (reati ormai prescritti) del procuratore federale Palazzi e sull’assegnazione dello scudetto 2006. Questa la risposta del direttore del quotidiano lombardo, Andrea Monti: “Ogni giornale è scritto perché la gente, compreso il presidente dell’Inter, possa liberamente criticarlo – si legge su ‘gazzetta.it’ -. Ciò che ho sostenuto, e che confermo, è noto: la Figc avrebbe fatto bene a non assegnare lo scudetto 2006. Il resto non è mia opinione. E’ cronaca e appartiene alla relazione del procuratore Palazzi, un documento dell’accusa non una sentenza. L’ultima cosa che serve al calcio italiano, avvinto in un gomitolo di odi radicati e inestinguibili rancori, è una nuova contesa in cui i giornali si impancano a protagonisti o, peggio ancora, a giudici. A Moratti, che continuo a considerare un galantuomo nonostante le accuse gravi e ingiustificate che mi riserva, chiedo solo di meditare su un passaggio delle sue dichiarazioni. Quello in cui, dopo aver evocato in toni altissimi la memoria di Facchetti, addebita a me e alla Gazzetta la paternità di un attacco “determinante, duro, duraturo e calcolato contro di noi e quindi a favore di qualcun altro”, ovvero “non un’opinione ma una politica calcolata dalla direzione del giornale”. Continua Monti: “Questa, più che una sassata alla libertà di stampa – non mi impressiona, il tiro al giornalista è ormai uno sport nazionale, solo mi fa strano che venga da lui – è una brutta offesa a me e alla limpida tradizione della rosea. Per conto di chi avrei ordito la congiura? Della Juve che, per bocca di Agnelli ma con toni ben più civili, in un’intervista alla Gazzetta ha accusato la medesima di essere stata il motore di Calciopoli? Dei miei azionisti? Di Abete, di Moggi, di Palazzi, cioè di tutti quelli con cui stranamente il presidente nerazzurro non se la prende nell’intervista a ‘Inter Channel’? Sento di sprecare il fiato. Inutile ripescare dall’archivio il “Solo Inter” dopo il triplete e una decina di scritti, anche recentissimi: la concitazione e l’ira sono una poderosa attenuante ma hanno pur sempre la memoria corta. Sicuramente è cortissima quella delle decine di esagitati che ieri hanno bersagliato di minacce me e la redazione. E che, suprema ironia, si uniscono agli ultrà della Juve, tetragoni nel loro astio. Per un giornale è pur sempre un segno di sana e robusta costituzione intellettuale. Ma chiunque abbia visto una curva sa che, in Italia, è maturato un gigantesco e pericoloso equivoco attorno alla parola “tifo”, per molti sinonimo di malattia, non di passione. Moratti, purtroppo, lo ha pericolosamente evocato con tutta la potenza di cui dispone un uomo di carisma. In questa brutta storia, una sola verità mi preme di ristabilire. Sulla Gazzetta non è mai comparso un rigo che abbia oltraggiato la memoria di Giacinto Facchetti o che lo abbia equiparato a Moggi sul piano delle responsabilità. Al contrario, ho e abbiamo sempre scritto che nulla potrà scalfire il suo monumentale profilo di uomo e di atleta. Su questo punto, almeno su questo, vorrei da Moratti un’onesta correzione di rotta”.

A.L.

Moratti (Getty Images)

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